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La storia dell'Argentina è ricca di eventi che hanno segnato profondamente il Paese. Questo viaggio storico inizia nel XVI secolo con l'arrivo dei conquistatori spagnoli e si snoda attraverso secoli di conquiste, rivoluzioni, guerre, dittature, e movimenti politici, fino alla contemporaneità.
La conquista dell'Argentina ebbe inizio nel 1535, quando Pedro de Mendoza, al comando di una spedizione spagnola, sbarcò nella Baia del Rio de la Plata con l'obiettivo di espandere l'influenza della Spagna nel sud dell'America Latina. In questa fase iniziale, fu fondata Santa Maria de Buenos Aires, una città destinata a diventare il futuro cuore della nazione argentina. Tuttavia, i primi anni furono estremamente difficili a causa delle continue tensioni con le popolazioni indigene e le difficoltà legate all'approvvigionamento.
In pochi decenni, tra il 1553 e il 1573, vennero fondati altri importanti centri come Santiago del Estero, Tucumán, Santa Fé, e Cordoba. Questi insediamenti avrebbero giocato un ruolo cruciale nella crescita economica e culturale del territorio argentino. La regione fu incorporata nel Vicereame della Nuova Castiglia, sotto l'autorità del governatore con sede a Lima, in Perù. Tuttavia, le dimensioni del vicereame resero difficile una gestione efficace del territorio, portando alla creazione di audiencias, tribunali regionali che esercitavano potere governativo locale.
Nel corso dei secoli XVII e XVIII, l'Argentina assistette all'ascesa di una classe sociale chiamata gauchos, pastori e contadini delle Pampas, che gradualmente svilupparono un'autonomia economica e politica dalle autorità spagnole. I gauchos, dediti all'allevamento e all'agricoltura, crearono un sistema socio-economico che contribuì a valorizzare le fertili terre della regione, ponendo le basi della futura ricchezza agricola del Paese.
Questa classe di proprietari terrieri entrò presto in conflitto con la monarchia spagnola e i feudatari delle città costiere, in particolare Buenos Aires, poiché le loro ambizioni si scontravano con il desiderio di indipendenza economica e l'opposizione al controllo coloniale. Da qui nacque un costante conflitto che si sarebbe trascinato fino al XIX secolo.
Parallelamente, i bandeirantes paulisti, esploratori portoghesi del Brasile, attraversarono frequentemente i confini spagnoli, introducendo il contrabbando nella regione dell'Uruguay (allora noto come Banda Oriental), aumentando le tensioni tra i commercianti spagnoli e portoghesi, sostenuti dall'Inghilterra. Il conflitto ispano-portoghese si risolse solo nel 1777 con il Trattato di Sant'Ildefonso, che assegnò alla Spagna la piena sovranità sulla regione del Rio de la Plata.
Nel 1806, con la vittoria di Trafalgar, l'Inghilterra divenne padrona dei mari, e con ciò cercò di espandere il proprio controllo sulle terre ricche di risorse dell'America Latina. L'Argentina, in particolare Buenos Aires, divenne un obiettivo strategico. Il 26 giugno 1806, gli inglesi sbarcarono e proclamarono Buenos Aires come possedimento della Corona britannica. Tuttavia, grazie alla resistenza guidata da Jacques de Liniers e Miguel Belgrano, gli inglesi furono sconfitti e costretti a ritirarsi.
Le idee di indipendenza, già alimentate dai Creoli, discendenti europei nati nelle colonie, trovarono terreno fertile in questo contesto di ribellione. Esclusi dai ruoli di potere politico ed economico e soffocati dal monopolio commerciale imposto dalla Spagna, i Creoli iniziarono a vedere la ribellione come l'unica strada verso l'indipendenza. Con il crollo del potere spagnolo in Europa a causa delle guerre napoleoniche, la ribellione divenne inevitabile.
Nel 1810, gli abitanti di Buenos Aires, senza l'appoggio dei gauchos, proclamarono la sovranità popolare e formarono la Giunta provvisoria delle Province Unite del Rio de la Plata. Dopo anni di lotte e conflitti interni, il 9 luglio 1816, l'Assemblea Costituente di Tucumán proclamò ufficialmente l'indipendenza delle Province Unite del Sud-America, evento che segnò la nascita della moderna Argentina.
L'indipendenza dall'Impero Spagnolo non segnò la fine delle tensioni in Argentina. Il giovane Stato si trovò presto diviso tra due fazioni: i federalisti, guidati dai gauchos delle province interne, e i centralisti di Buenos Aires, i cosiddetti porteños. I federalisti volevano una struttura politica decentrata che permettesse alle province di mantenere una certa autonomia, mentre i centralisti cercavano di concentrare il potere politico ed economico nella capitale.
Nel 1821, Martín Rodríguez divenne governatore di Buenos Aires e cercò di reprimere le rivolte guidate dai caudillos provinciali. Con l'aiuto del suo ministro degli interni ed esteri, Bernardino Rivadavia, Rodríguez riuscì a stabilire un periodo di calma e iniziò a costruire le basi per una politica più solida e unificata. Tuttavia, il conflitto tra le province e Buenos Aires si riaccese presto, culminando nella divisione del Paese in due entità rivali.
Solo nel 1862, sotto la presidenza di Bartolomé Mitre, il Paese si riunificò sotto una repubblica federale, ponendo fine a decenni di guerre civili. Mitre, attraverso una serie di riforme economiche e politiche, riuscì a creare una stabilità interna e a promuovere l'immigrazione europea, che sarebbe diventata una delle principali forze trainanti della crescita economica dell'Argentina nel secolo successivo.
Un altro evento cruciale che segnò il XIX secolo argentino fu la Guerra della Triplice Alleanza (1864-1870), in cui l'Argentina, il Brasile e l'Uruguay si allearono contro il Paraguay. Questa guerra, considerata uno dei conflitti più sanguinosi nella storia del Sud America, si concluse con la sconfitta del Paraguay e consentì all'Argentina di consolidare il proprio potere nella regione. Durante questo periodo, i governi argentini iniziarono anche un processo di espansione verso le terre patagoniche, un territorio allora abitato principalmente da popolazioni indigene.
Verso la fine del XIX secolo, la società argentina era dominata da una ricca oligarchia terriera che deteneva il controllo politico ed economico. Questa classe, nota come i provincianos, si espanse ulteriormente durante la cosiddetta Conquista del Deserto del 1879, una campagna militare volta a sottomettere le popolazioni indigene della Patagonia e ad appropriarsi delle loro terre. L'occupazione di queste nuove terre portò a un'intensificazione dei conflitti tra la classe dominante e i lavoratori, ponendo le basi per i futuri scontri sociali.
La Unión Cívica Radical, sotto la guida di Leandro N. Alem, si affermò come forza politica in opposizione all'oligarchia, rappresentando le esigenze delle classi medie e lavoratrici. Con l'elezione di Roque Sáenz Peña alla presidenza nel 1910, venne introdotta una riforma elettorale che estese il diritto di voto a tutti i cittadini maggiorenni maschi. Queste riforme segnarono una svolta importante nella politica argentina, permettendo al leader radicale Hipólito Yrigoyen di salire al potere nel 1916, inaugurando un'era di riforme sociali e politiche.
Il 1930 segna un momento cruciale nella storia dell'Argentina. Dopo anni di tensioni politiche e sociali, il presidente Hipólito Yrigoyen, leader del partito radicale, venne destituito da un colpo di stato militare guidato dal generale José Félix Uriburu. Questo evento segnò l'inizio di una lunga serie di interventi militari nella politica argentina, aprendo una fase di instabilità politica che sarebbe durata per decenni.
Uriburu, promotore di un regime conservatore e autoritario, cercò di riformare il sistema politico per limitare l'influenza del radicalismo e delle classi lavoratrici. Tuttavia, il suo governo ebbe vita breve, e nel 1932 Agustín Pedro Justo, sostenuto da una coalizione conservatrice, fu eletto presidente. Questo periodo, noto come la "Década Infame", fu caratterizzato da corruzione, brogli elettorali e un'economia instabile, aggravata dalla Grande Depressione che colpì duramente l'Argentina, portando a un aumento della povertà e della disoccupazione.
Il secondo momento cruciale nella storia contemporanea argentina avvenne con la salita al potere di Juan Domingo Perón, una delle figure più influenti e controverse della politica argentina. La sua ascesa iniziò nel 1943, quando un altro colpo di stato militare rovesciò il governo di Ramón Castillo. Perón, allora un giovane ufficiale dell'esercito, divenne una figura centrale nella nuova giunta militare, assumendo il ruolo di Segretario del Lavoro.
Perón sviluppò un forte legame con le classi lavoratrici, promuovendo una serie di riforme sociali e sindacali che lo resero estremamente popolare. Nel 1946, grazie al sostegno dei sindacati e delle classi più povere, Perón vinse le elezioni presidenziali e inaugurò quella che sarebbe diventata nota come l'era del peronismo.
Durante la sua presidenza, Perón promosse un vasto programma di riforme economiche e sociali che includeva l'aumento dei salari, la nazionalizzazione delle principali industrie e la promozione di una politica estera indipendente, volta a ridurre l'influenza straniera sul Paese. La moglie di Perón, Eva Perón, o Evita, divenne una figura di spicco, amatissima dalle classi lavoratrici per il suo impegno nel miglioramento delle condizioni di vita dei più poveri.
Tuttavia, il regime peronista era caratterizzato da tendenze autoritarie, con una forte repressione delle opposizioni e un controllo stretto sui media. Nel 1955, un colpo di stato militare, noto come la Revolución Libertadora, costrinse Perón all'esilio, ponendo fine al suo primo mandato.
Dopo il rovesciamento di Perón, l'Argentina entrò in una nuova fase di instabilità politica. I governi che si susseguirono tentarono di smantellare l'eredità del peronismo, ma senza successo. Il Paese rimase diviso tra sostenitori e oppositori di Perón, e l'esilio del leader non fece che rafforzare il mito peronista.
Nel 1966, un altro colpo di stato portò al potere il generale Juan Carlos Onganía, che instaurò un regime militare autoritario. Onganía tentò di implementare un programma di riforme economiche e sociali, ma il suo governo incontrò una forte opposizione, soprattutto da parte dei movimenti studenteschi e sindacali, culminando nelle rivolte popolari note come il Cordobazo del 1969.
Alla fine degli anni '60 e all'inizio degli anni '70, l'Argentina fu attraversata da violente tensioni sociali, con l'emergere di gruppi guerriglieri come i Montoneros e l'Ejército Revolucionario del Pueblo (ERP), che combatterono sia contro il governo militare che contro le istituzioni dello Stato.
Nel 1973, dopo anni di crisi politica e violenza, Héctor Cámpora, un fedelissimo di Perón, vinse le elezioni e aprì la strada al ritorno di Perón in Argentina. Cámpora si dimise pochi mesi dopo, permettendo a Perón di essere rieletto presidente. Tuttavia, il ritorno di Perón al potere fu di breve durata: nel 1974 morì, lasciando la presidenza alla sua seconda moglie, Isabel Perón.
La presidenza di Isabel Perón fu segnata da una grave crisi economica e da un crescente disordine sociale. Nel 1976, un colpo di stato militare, guidato dal generale Jorge Rafael Videla, rovesciò Isabel Perón e instaurò una delle dittature più brutali nella storia dell'Argentina.
Durante la dittatura militare (nota come Proceso de Reorganización Nacional), il regime condusse una campagna di repressione contro i dissidenti politici, conosciuta come la Guerra Sporca. Decine di migliaia di persone furono sequestrate, torturate e uccise dalle forze armate e dalle forze di sicurezza, e migliaia di persone furono fatte "sparire", i famosi desaparecidos. Le organizzazioni per i diritti umani, come le Madres de Plaza de Mayo, nacquero durante questo periodo per chiedere verità e giustizia per le vittime.
Oltre alla repressione interna, il regime militare intraprese nel 1982 una disastrosa avventura militare: l'invasione delle Isole Falkland (o Malvinas), allora sotto il controllo britannico. La guerra contro il Regno Unito si concluse con una sconfitta umiliante per l'Argentina e accelerò la caduta del regime militare.
Nel 1983, a seguito della caduta del regime militare, l'Argentina tornò alla democrazia con l'elezione di Raúl Alfonsín come presidente. Alfonsín ereditò un Paese devastato dalla crisi economica e sociale, e dovette affrontare il difficile compito di ristabilire la democrazia e gestire le conseguenze dei crimini commessi durante la dittatura.
Uno dei primi atti del suo governo fu la creazione della Commissione Nazionale sui Desaparecidos (CONADEP), che investigò sugli abusi commessi durante la dittatura. Il rapporto finale della commissione, noto come Nunca Más, documentò migliaia di casi di torture, omicidi e sparizioni forzate.
Nonostante i progressi sul fronte dei diritti umani, Alfonsín dovette far fronte a gravi problemi economici, tra cui un'iperinflazione devastante, che portò alla sua sconfitta nelle elezioni del 1989. Il nuovo presidente, Carlos Menem, implementò una serie di riforme economiche neoliberali, tra cui la privatizzazione delle imprese statali e l'apertura dell'economia ai mercati internazionali. Tuttavia, queste misure ebbero conseguenze a lungo termine, portando a un aumento della disoccupazione e a una maggiore disuguaglianza sociale.
La crisi economica culminò nel 2001, quando l'Argentina dichiarò il più grande default della storia, precipitando il Paese in una crisi politica ed economica senza precedenti. Il governo di Fernando de la Rúa cadde in seguito a violente proteste, segnando l'inizio di una fase di incertezza politica.
Nel 2003, l'Argentina cominciò a riprendersi dalla crisi sotto la guida di Néstor Kirchner, che riuscì a stabilizzare l'economia attraverso politiche economiche espansive e una maggiore regolamentazione del settore finanziario. Durante la sua presidenza, Kirchner promosse anche una serie di riforme sociali, inclusi programmi per combattere la povertà e migliorare l'accesso all'educazione.
Sua moglie, Cristina Fernández de Kirchner, gli succedette nel 2007, continuando molte delle sue politiche e guadagnandosi un ampio sostegno popolare, ma anche critiche per il suo stile di governo autoritario e la crescente concentrazione del potere.
Negli ultimi anni, l'Argentina ha continuato a fare i conti con problemi economici cronici, tra cui un elevato debito pubblico, un'inflazione galoppante e una dipendenza dalle esportazioni agricole. La presidenza di Mauricio Macri (2015-2019) è stata segnata da tentativi di riforme economiche fallimentari, che hanno aggravato la crisi economica.
Nel 2019, Alberto Fernández è stato eletto presidente con il supporto di Cristina Kirchner, ritornata in politica come vicepresidente. Il governo Fernández ha dovuto affrontare la pandemia di COVID-19, che ha esacerbato la crisi economica del Paese.