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Storia del Venezuela




Il Venezuela è un Paese con una storia segnata da esplorazioni, colonizzazioni, guerre d'indipendenza e transizioni politiche complesse. La sua evoluzione, dal tempo della colonizzazione spagnola fino all'età contemporanea, è caratterizzata da momenti di grande drammaticità e da una continua lotta per la libertà e la sovranità.

Le Prime Esplorazioni: Colombo e Alonso de Ojeda

La storia del Venezuela comincia nel 1498, quando Cristoforo Colombo, durante il suo terzo viaggio, sbarcò sulle coste orientali del Paese, nel Golfo di Paria. Colombo esplorò il delta dell’Orinoco e descrisse le terre venezuelane come un "paradiso terrestre", una terra ricca e fertile, paragonabile ai giardini della città spagnola di Valencia in primavera. Questa descrizione poetica attirò rapidamente l'interesse degli esploratori europei.

Un anno dopo, nel 1499, Alonso de Ojeda esplorò ulteriormente la costa venezuelana, raggiungendo il Lago di Maracaibo. Qui, Ojeda trovò i villaggi indigeni costruiti su palafitte, che gli ricordavano la città italiana di Venezia, da cui il nome Venezuela, ovvero "Piccola Venezia". Questi villaggi erano abitati dagli Indios Arawak, i quali, insieme ad altre tribù locali, sarebbero stati rapidamente soggiogati dagli spagnoli.

Colonizzazione e Saccheggi

La ricca biodiversità e le potenziali risorse minerarie del Venezuela attrassero rapidamente l'attenzione dei colonizzatori spagnoli, così come dei pirati europei. Nel XVI secolo, il Venezuela divenne una terra di conflitti e saccheggi da parte di inglesi, francesi e olandesi, attratti dalla speranza di trovare oro e ricchezze. Purtroppo, queste aspettative si rivelarono perlopiù vane, e la violenza scatenata dai conquistadores contribuì alla distruzione delle comunità indigene locali.

Per gran parte del periodo coloniale, il Venezuela rimase in secondo piano rispetto ad altre colonie spagnole più ricche, come il Messico e il Perù. Tuttavia, il Paese rimase sotto il controllo della Spagna e, nel 1717, fu incorporato nel Vicereame della Nuova Granada, con capitale a Bogotà. La gestione coloniale spagnola continuò a sfruttare le risorse agricole del Venezuela, come il cacao e il tabacco, a beneficio della corona.

La Nascita del Capitanato Generale del Venezuela

Nel 1777, durante il regno di Carlo III di Spagna, il Venezuela ottenne una certa autonomia all'interno dell'impero spagnolo, con la creazione del Capitanato Generale del Venezuela. Questo nuovo status amministrativo comprendeva le province di Caracas, Cumaná, Maracaibo, Guayana, e le isole di Margarita e Trinidad. Questa riorganizzazione politico-amministrativa segnò un importante passo verso la formazione di un’identità venezuelana distinta, separata dal resto del Vicereame della Nuova Granada.

La creazione del Capitanato Generale rifletteva anche l'emergere di una nuova classe sociale in Venezuela: i creoli, discendenti dei coloni spagnoli nati nelle Americhe. Questa classe di ricchi proprietari terrieri deteneva gran parte del potere economico, basato sul lavoro degli schiavi, ma veniva esclusa dal potere politico, riservato ai peninsulares, i funzionari spagnoli nati in Europa.

L’Indipendenza del Venezuela: Francisco de Miranda e Simón Bolívar

Con l'inizio del XIX secolo, il mondo cominciò a vedere i segni di grandi cambiamenti politici e sociali. Le guerre napoleoniche in Europa, che culminarono con l'occupazione spagnola da parte delle truppe francesi, indebolirono il controllo della Spagna sulle sue colonie, aprendo la strada a movimenti di indipendenza in tutta l'America Latina.

In Venezuela, uno dei primi leader rivoluzionari fu Francisco de Miranda, un creolo che aveva combattuto sia nella rivoluzione americana che in quella francese. Nel 1811, i rappresentanti delle province venezuelane si riunirono a Caracas e proclamarono l'indipendenza del Paese il 5 luglio 1811. Tuttavia, la ribellione iniziale fu rapidamente repressa dalle forze spagnole, e Miranda fu catturato e imprigionato, morendo infine in carcere a Cadice nel 1816.

Il testimone della lotta per l'indipendenza fu preso da Simón Bolívar, uno dei più grandi eroi della storia sudamericana. Bolívar guidò le forze indipendentiste in una lunga e sanguinosa guerra contro la Spagna, che culminò nella battaglia di Carabobo nel 1821, dove l'esercito spagnolo fu sconfitto definitivamente. Bolívar non solo liberò il Venezuela, ma anche la Colombia, il Panama e l'Ecuador, creando la Grande Colombia, una repubblica federale che univa queste nazioni.

Tuttavia, la Grande Colombia si rivelò politicamente instabile, e nel 1830 si disgregò, dando vita a tre stati indipendenti: Venezuela, Colombia ed Ecuador. Il primo presidente del Venezuela fu il generale José Antonio Páez, che governò fino al 1863.

Il Venezuela nel XIX secolo: Instabilità e Militarismo

Il XIX secolo in Venezuela fu caratterizzato da una lunga serie di conflitti interni, guerre civili e instabilità politica. Sebbene l'indipendenza fosse stata conquistata, il nuovo governo repubblicano non riuscì a stabilire una pace duratura. Le tensioni tra la classe dominante creola e le masse popolari, tra federalisti e centralisti, provocarono ripetuti colpi di stato e rivolte.

Una delle figure più controverse di questo periodo fu Juan Vicente Gómez, che prese il potere nel 1908 e governò il Paese con pugno di ferro fino alla sua morte nel 1935. Gómez impose una dittatura autoritaria e favorì gli interessi stranieri, in particolare quelli delle compagnie petrolifere americane, che iniziarono a sfruttare i ricchi giacimenti di petrolio del Golfo di Maracaibo. Mentre il Venezuela diventava uno dei principali esportatori di petrolio al mondo, la popolazione rimaneva in gran parte povera e sfruttata.

Il Boom Petrolifero e il XX Secolo

L'industria petrolifera cambiò radicalmente la società venezuelana nel XX secolo. Con la scoperta di enormi giacimenti di petrolio, il Venezuela divenne rapidamente uno dei Paesi più ricchi dell'America Latina. Tuttavia, questa ricchezza non si tradusse automaticamente in benessere per la popolazione. Il controllo delle risorse petrolifere era concentrato nelle mani di poche élite, e gran parte dei profitti andava a compagnie straniere.

Dopo la morte di Gómez, il Venezuela attraversò un periodo di transizione politica e sociale. Nel 1947, il Paese tenne le sue prime elezioni democratiche, che portarono all'elezione di Rómulo Gallegos. Tuttavia, il governo democratico fu rovesciato nel 1948 da un colpo di stato militare, e il Venezuela tornò sotto una dittatura fino al 1958, quando una nuova rivolta popolare portò alla caduta del dittatore Marcos Pérez Jiménez.

La Repubblica Democratica e l’Insurrezione degli Anni ‘60

Con la fine della dittatura, il Venezuela entrò in un'epoca di democrazia e riforme sociali. Rómulo Betancourt, eletto presidente nel 1959, avviò un programma di riforme democratiche e tentò di ridurre la dipendenza economica dagli Stati Uniti, mantenendo però una politica estera moderata per evitare conflitti con il vicino regime socialista cubano.

Negli anni '60, il Venezuela fu teatro di una delle guerriglie più violente dell'America Latina, ispirata dalla Rivoluzione cubana. Tuttavia, il movimento guerrigliero non riuscì a ottenere il sostegno delle masse popolari, in gran parte grazie alla crescente ricchezza petrolifera e all'aiuto militare americano ai governi venezuelani. La guerriglia fu infine sconfitta negli anni '70.

La Crisi Economica degli Anni '80 e '90

Gli anni '80 e '90 segnarono un periodo di profonda crisi economica per il Venezuela, causata dalla cattiva gestione dei ricavi petroliferi e dalla dipendenza eccessiva dalle esportazioni di greggio. Il crollo dei prezzi del petrolio nel 1983 provocò una grave recessione, con una rapida inflazione e un aumento della disoccupazione.

Nel 1989, l'allora presidente Carlos Andrés Pérez implementò misure di austerità su richiesta del Fondo Monetario Internazionale, provocando una rivolta popolare nota come il Caracazo, che fu repressa brutalmente dall'esercito. Questo evento segnò l'inizio di una crescente instabilità politica, culminata nel tentativo di golpe del 1992, guidato dal colonnello Hugo Chávez.

L'Avvento di Hugo Chávez e la Rivoluzione Bolivariana

Hugo Chávez fu eletto presidente del Venezuela nel 1998, dopo aver scontato due anni di prigione per il suo tentato colpo di stato. Chávez avviò la Rivoluzione Bolivariana, un programma di riforme sociali ed economiche volto a ridistribuire la ricchezza petrolifera e a ridurre la povertà. Nazionalizzò l'industria petrolifera e implementò programmi di welfare, guadagnando il sostegno delle classi popolari.

Tuttavia, la sua politica estera anti-americana e il controllo autoritario del governo crearono profonde divisioni nel Paese, portando a un fallito colpo di stato nel 2002. Nonostante le critiche, Chávez rimase al potere fino alla sua morte nel 2013, lasciando il Paese in una grave crisi economica e politica.

Il Venezuela Oggi: Sfide e Prospettive

Oggi il Venezuela è un Paese in difficoltà, segnato da iperinflazione, scarsità di beni di prima necessità, e un'emigrazione massiccia. Il successore di Chávez, Nicolás Maduro, ha continuato la politica socialista, ma ha affrontato una crescente opposizione interna e internazionale. Il futuro del Venezuela rimane incerto.


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