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La storia dell'Arabia Saudita è intrecciata con le vicende delle civiltà antiche e delle formazioni tribali che hanno dominato la penisola arabica nel corso dei secoli. Dalla preistoria alla nascita dell'Islam, fino alla creazione del moderno Regno dell'Arabia Saudita nel 1932, questa terra ha giocato un ruolo fondamentale nella storia politica, religiosa ed economica del Medio Oriente.
Le prime tracce di civiltà nella penisola arabica risalgono al secondo millennio a.C. Durante questo periodo, la regione iniziò a svilupparsi come un crocevia commerciale strategico, grazie all'addomesticamento del cammello, che facilitò gli scambi attraverso le difficili rotte desertiche. La comparsa della scrittura alfabetica segnò un importante sviluppo culturale, permettendo alle varie comunità di documentare i loro affari commerciali e i rapporti con le civiltà vicine, come l'Egitto, la Mesopotamia e l'Impero Romano.
Le regioni settentrionali della penisola videro sorgere stati come quello dei Ghassanidi e quello dei Lakhmidi, entrambi vassalli rispettivamente dell'Impero Bizantino e dei Sasanidi persiani. Tuttavia, questi stati non riuscirono a mantenere una stabilità duratura e finirono per essere assorbiti dalle più potenti forze tribali nomadi, che si muovevano liberamente attraverso il vasto deserto.
Durante l'espansione dell'Impero Romano, alcune aree della penisola arabica furono incorporate nell'orbita romana. I romani, attratti dal commercio di incenso e spezie, stabilirono rotte commerciali attraverso la regione. Tuttavia, la vastità e l'inospitalità del deserto arabico impedì a Roma di esercitare un controllo stabile e duraturo sull'intera penisola. Con la caduta dell'Impero Romano, la penisola tornò a essere dominata da una miriade di tribù nomadi, che avrebbero successivamente giocato un ruolo fondamentale nell'ascesa dell'Islam.
La nascita di Maometto nel 570 d.C. alla Mecca segnò l'inizio di una nuova era nella storia della penisola arabica. Maometto, considerato l'ultimo profeta dell'Islam, iniziò a predicare la sua dottrina monoteista nella città natale, attirando sia seguaci che oppositori. Dopo anni di predicazione e persecuzione, nel 622 d.C. fu costretto a trasferirsi a Medina, un evento noto come Egira, che segna l'inizio del calendario islamico.
A Medina, Maometto riuscì a costruire una comunità di fedeli, e nel giro di un decennio riuscì a consolidare il potere su gran parte della penisola arabica. Alla sua morte nel 632 d.C., l'Islam si era diffuso in tutta la regione e oltre, ponendo le basi per l'espansione rapida dell'impero islamico nei secoli successivi.
Dopo la morte di Maometto, l'Arabia continuò a essere un centro spirituale per l'Islam, ma la capitale del califfato islamico fu trasferita prima a Damasco e poi a Baghdad, riducendo l'importanza politica della penisola arabica. La Mecca e Medina rimasero comunque i centri religiosi dell'Islam, attirando pellegrini da tutto il mondo musulmano.
Dal VII secolo in poi, la penisola arabica fu governata da un mosaico di tribù e principati locali, alcuni dei quali riuscirono a ottenere una certa indipendenza dall'autorità centrale del califfato. Questo periodo segnò l'inizio di una lunga fase di frammentazione politica nella penisola, che sarebbe continuata fino all'emergere della dinastia Saud.
Nel 1517, l'Impero Ottomano conquistò l'Egitto e con esso estese il suo controllo a parte della penisola arabica, compresa la gestione delle città sante della Mecca e Medina. Tuttavia, gran parte della penisola continuava a essere governata da piccoli principati tribali indipendenti, che non sempre riconoscevano l'autorità ottomana.
Il controllo ottomano su queste aree fu in gran parte nominale, e la regione continuò a essere caratterizzata da una forte indipendenza tribale. La frammentazione politica e la distanza geografica dal centro dell'impero ottomano impedirono a Istanbul di esercitare un dominio diretto su tutto il territorio, lasciando così spazio per l'emergere di poteri locali.
Nel XVIII secolo, nella regione del Najd, emerse un nuovo movimento religioso, il wahhabismo, fondato dal teologo Muhammad ibn Abd al-Wahhab. Il wahhabismo predicava un ritorno al puro monoteismo e al rigido rispetto dei precetti islamici, opponendosi a ciò che veniva percepito come una corruzione e deviazione dalla fede islamica tradizionale.
La dinastia Saud si alleò con i wahhabiti, adottando la loro dottrina come base per la legittimazione del proprio potere. Questa alleanza portò alla creazione di un primo sultanato wahhabita, che conquistò rapidamente gran parte della penisola arabica, incluse le città sante di La Mecca e Medina nel 1803-1804. Tuttavia, questa espansione allarmò l'Impero Ottomano, che reagì inviando le sue truppe, sotto il controllo del sovrano egiziano Muhammad Ali, per riconquistare queste aree.
La dinastia Saud subì un duro colpo alla fine del XIX secolo, quando fu esiliata e il suo potere venne praticamente distrutto. Tuttavia, nei primi anni del XX secolo, Abdulaziz Ibn Saud, noto come Ibn Saud, riuscì a riconquistare la città di Riad nel 1902, ristabilendo il controllo della sua dinastia sulla regione del Najd. Da lì, Ibn Saud avviò una serie di campagne militari che lo portarono a consolidare il suo potere su gran parte della penisola arabica.
Nel 1924, Ibn Saud conquistò il Regno del Hijaz, che si era formato dopo la Prima Guerra Mondiale sotto la guida della dinastia hashemita. L'annessione del Hijaz permise a Ibn Saud di controllare le città sante della Mecca e Medina, consolidando la sua autorità religiosa e politica. Nel 1932, Ibn Saud proclamò la nascita del Regno dell'Arabia Saudita, unendo il Najd e il Hijaz sotto un'unica corona e ponendo le basi per il moderno stato saudita.
Un punto di svolta fondamentale per l'Arabia Saudita arrivò nel 1938 con la scoperta di vasti giacimenti di petrolio nel paese. Questa scoperta trasformò rapidamente l'economia del regno, portando una ricchezza senza precedenti e cambiando radicalmente la posizione dell'Arabia Saudita nello scacchiere geopolitico globale. Le risorse petrolifere attirarono l'attenzione delle potenze occidentali, in particolare degli Stati Uniti, che stabilirono stretti legami con il regno saudita.
Il petrolio divenne il pilastro dell'economia saudita, permettendo al governo di avviare una politica di modernizzazione del paese. Infrastrutture, educazione e servizi pubblici furono sviluppati rapidamente, e la città di Riad si trasformò da piccolo insediamento a moderna capitale.
Durante la Seconda Guerra Mondiale e nel periodo postbellico, l'Arabia Saudita cercò di mantenere una posizione di neutralità, pur coltivando legami economici e politici con le potenze occidentali. Il regno giocò un ruolo attivo nel sostegno delle monarchie amiche durante i conflitti regionali, come la guerra civile nello Yemen tra il 1962 e il 1967, e fornì aiuti finanziari a vari stati arabi durante i conflitti arabo-israeliani.
Dopo l'assassinio di re Faisal nel 1975, il regno passò nelle mani di re Khaled e poi di re Fahd, che continuarono le politiche di modernizzazione e rafforzamento del paese. L'Arabia Saudita consolidò il suo ruolo di potenza economica mondiale grazie alle riserve petrolifere, e sotto la guida di re Fahd divenne anche uno dei principali attori diplomatici nella regione.
Durante la Guerra del Golfo del 1990-1991, l'Arabia Saudita svolse un ruolo cruciale, fornendo supporto logistico e finanziario alla coalizione guidata dagli Stati Uniti per liberare il Kuwait dall'occupazione irachena. Questo evento segnò un ulteriore rafforzamento dei legami tra l'Arabia Saudita e l'Occidente, in particolare con gli Stati Uniti.
Nel XXI secolo, l'Arabia Saudita si è trovata a dover affrontare nuove sfide interne ed esterne. Gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, in cui furono coinvolti alcuni cittadini sauditi, hanno creato tensioni nelle relazioni con gli Stati Uniti, ma il regno ha cercato di riposizionarsi come un alleato strategico nella lotta al terrorismo.
In campo economico, l'Arabia Saudita ha avviato ambiziosi piani di diversificazione economica, come la Vision 2030, un progetto che mira a ridurre la dipendenza dal petrolio e a sviluppare settori come il turismo, la tecnologia e le energie rinnovabili.