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Il Bangladesh, con una storia ricca di eventi, è uno dei paesi dell'Asia meridionale. Situato in una regione che ha visto fiorire imperi, invasioni e lotte per l'indipendenza, il Bangladesh moderno è nato come risultato di secoli di conflitti e cambiamenti culturali, religiosi e politici. Questa storia è profondamente intrecciata con quella dell'India e del Pakistan, e comprende influenze da imperi antichi, il colonialismo britannico, e il movimento per l'indipendenza.
La storia del Bangladesh comincia a prendere forma nel XVI secolo, quando l'area che oggi occupa fu conquistata dall'imperatore Moghul Akbar. Sotto il suo regno, il Bangladesh divenne parte dell'Impero Moghul, una delle potenze più influenti e sofisticate del mondo di allora. Il dominio moghul non fu solo politico, ma portò anche a importanti cambiamenti religiosi. La maggior parte della popolazione locale, che fino a quel momento era principalmente buddista, fu convertita all'Islam. Questo processo di conversione gettò le basi per l'identità musulmana che oggi caratterizza la maggioranza della popolazione del Bangladesh.
Durante il regno moghul, la regione prosperò grazie all'agricoltura, al commercio e alla sua posizione strategica. Le città si svilupparono, e Dacca (oggi capitale del Bangladesh) divenne un importante centro economico e culturale. Tuttavia, la forza dell'Impero Moghul iniziò a declinare nel XVIII secolo, aprendo la strada a nuovi attori sulla scena politica asiatica.
Nel 1707, dopo la morte dell'imperatore Aurangzeb, l'Impero Moghul iniziò a perdere il suo potere, e diverse regioni iniziarono a cercare l'indipendenza o nuove alleanze. Fu in questo contesto di fragilità che le potenze europee, tra cui i britannici, iniziarono a espandere la loro influenza nel subcontinente indiano.
Nel 1757, Robert Clive, un ufficiale britannico della Compagnia delle Indie Orientali, sconfisse l'esercito francese e i loro alleati indiani nella battaglia di Plassey. Questa vittoria segnò l'inizio del dominio britannico nel Bengala e, di conseguenza, nel futuro Bangladesh. Solo pochi anni dopo, nel 1764, l'imperatore Moghul fu costretto a riconoscere formalmente la supremazia britannica sulla regione.
Durante il dominio britannico, il Bengala divenne uno dei più importanti centri di produzione e commercio per l'Impero britannico. La regione era famosa per la produzione di iuta, riso e tessuti di mussolina, che venivano esportati in tutto il mondo. Tuttavia, il governo coloniale britannico fu anche caratterizzato da pesanti tassazioni, sfruttamento economico e carestie devastanti, che causarono la morte di milioni di persone.
La dominazione britannica durò fino al 1947, quando l'India ottenne l'indipendenza. Tuttavia, l'indipendenza portò con sé una dolorosa divisione: il subcontinente indiano fu diviso in due stati, India e Pakistan, in base a linee religiose. Il Pakistan fu creato per accogliere le popolazioni musulmane, mentre l'India rimase uno stato a maggioranza induista.
Il Pakistan, tuttavia, non era un'entità geografica omogenea. Era composto da due territori separati da circa 1.600 chilometri di territorio indiano: il Pakistan Occidentale (l'odierno Pakistan) e il Pakistan Orientale (l'odierno Bangladesh). Nonostante fossero uniti dalla religione islamica, i due territori erano profondamente diversi dal punto di vista linguistico, culturale ed etnico. Il Pakistan Orientale parlava principalmente il bengalese, mentre il Pakistan Occidentale parlava urdu e punjabi.
Questa divisione culturale e linguistica creò presto tensioni tra le due regioni. Il Pakistan Orientale si sentiva spesso marginalizzato e sfruttato dal governo centrale, che aveva sede nel Pakistan Occidentale. Queste tensioni aumentarono negli anni '60, culminando in una serie di proteste e scontri politici.
Le tensioni tra il Pakistan Occidentale e Orientale raggiunsero il loro apice nel 1970, quando le elezioni nazionali videro una schiacciante vittoria della Awami League, un partito politico del Pakistan Orientale guidato da Sheikh Mujibur Rahman. Il partito chiedeva maggiore autonomia per il Pakistan Orientale, ma il governo centrale pakistano, dominato dal Pakistan Occidentale, si rifiutò di accettare i risultati delle elezioni.
Nel marzo del 1971, la situazione esplose in violenza. Le forze armate pakistane furono inviate nel Pakistan Orientale per reprimere le richieste di autonomia, dando inizio a una sanguinosa guerra civile. Quello che seguì fu una delle guerre di liberazione più brutali del XX secolo. Migliaia di civili bengalesi furono uccisi, e milioni di persone furono costrette a fuggire nei paesi vicini, in particolare in India.
L'India, sotto la guida del primo ministro Indira Gandhi, intervenne nel conflitto a sostegno del Pakistan Orientale, e nel dicembre del 1971 le forze pakistane furono sconfitte. Il Pakistan Orientale dichiarò ufficialmente la sua indipendenza e nacque il Bangladesh, con Sheikh Mujibur Rahman come primo presidente.
Dopo l'indipendenza, il Bangladesh affrontò numerosi problemi, tra cui la ricostruzione post-bellica, la povertà diffusa e instabilità politica. Mujibur Rahman, divenuto il leader della nuova nazione, tentò di stabilizzare il paese, ma fu assassinato nel 1975 in un colpo di stato militare. Seguirono diversi anni di turbolenze politiche, con vari colpi di stato e governi militari.
Nel corso degli anni '80, il generale Ziaur Rahman assunse il potere e cercò di portare stabilità e crescita economica al Bangladesh. Tuttavia, anche lui fu assassinato nel 1981. Il generale Hossain Mohammad Ershad prese il controllo del governo con un altro colpo di stato nel 1982, rimanendo al potere fino al 1990, quando fu costretto a dimettersi a seguito di manifestazioni antigovernative.
Le elezioni del 1991 portarono finalmente alla formazione di un governo democratico stabile, e Khaleda Zia, vedova del generale Ziaur Rahman, divenne primo ministro. Da allora, il Bangladesh ha alternato tra i governi di Khaleda Zia e Sheikh Hasina, la figlia di Mujibur Rahman, entrambe leader delle principali fazioni politiche del paese.