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L'Iraq, situato nel cuore del Medio Oriente, è una terra ricca di storia, conosciuta come la culla della civiltà. Questa regione, originariamente chiamata Mesopotamia, ha visto nascere alcune delle civiltà più antiche e influenti del mondo, come i Sumeri, gli Assiri e i Babilonesi. Tuttavia, la storia dello Stato iracheno moderno è molto più recente, iniziando con l'occupazione ottomana nel XVII secolo e proseguendo attraverso vari conflitti, colonialismo e cambiamenti politici drammatici nel corso del XX e XXI secolo.
La storia dell'Iraq affonda le sue radici nella regione della Mesopotamia, che si estende tra i fiumi Tigri ed Eufrate. Questo territorio è stato abitato per millenni e ha visto lo sviluppo di alcune delle prime grandi civiltà del mondo. Tra queste, la civiltà sumera, che fiorì nel terzo millennio a.C., è ampiamente considerata la prima civiltà umana organizzata.
I Sumeri furono tra i primi popoli a sviluppare un sistema di scrittura (cuneiforme) e a costruire città-stato come Ur, Uruk e Lagash. La loro società era avanzata e innovativa, con progressi nell'architettura, nell'agricoltura e nella tecnologia. Le ziggurat, imponenti templi a gradoni, sono uno dei simboli più distintivi della loro civiltà.
La Mesopotamia continuò a prosperare sotto varie dinastie e imperi. I Babilonesi, sotto il re Hammurabi, furono noti per il loro codice legale, il "Codice di Hammurabi", uno dei più antichi codici di leggi scritte. Gli Assiri, noti per la loro forza militare e le loro conquiste, stabilirono un vasto impero che si estendeva su gran parte del Medio Oriente.
Nel corso del XIII secolo, la Mesopotamia subì una serie di devastanti invasioni, tra cui quella dei Mongoli, che portarono a un periodo di crisi e declino. Fu solo nel XVII secolo che la regione passò sotto il controllo dell'Impero Ottomano, che dominò gran parte del Medio Oriente fino alla fine della Prima Guerra Mondiale.
Durante il periodo ottomano, la regione conosciuta oggi come Iraq era divisa in tre vilayet (province): Baghdad, Bassora e Mosul. Il controllo ottomano, tuttavia, fu spesso debole e sporadico, con le tribù locali e i signori della guerra che mantenevano un forte potere.
Nel XIX secolo, l'Iraq, come molte altre parti del Medio Oriente, divenne oggetto dell'interesse europeo. Le potenze coloniali, in particolare la Gran Bretagna e la Germania, cercarono di espandere la loro influenza nella regione a causa della sua posizione strategica e delle sue risorse naturali. Il Progetto Bagdadbahn, una ferrovia che doveva collegare Berlino al porto di Bassora, attraverso Baghdad, fu uno dei principali tentativi della Germania di stabilire una presenza più forte nell'area.
La Gran Bretagna, d'altro canto, vide l'Iraq come un corridoio cruciale per l'accesso all'Oceano Indiano e alle sue colonie, specialmente dopo l'apertura del Canale di Suez nel 1869. L'interesse economico e strategico portò a un crescente coinvolgimento britannico nella regione, che culminò con la Prima Guerra Mondiale.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, la Mesopotamia divenne un teatro di scontro tra le forze britanniche e l'Impero Ottomano. Le truppe britanniche, occupate inizialmente a proteggere il Golfo Persico, conquistarono Bassora nel 1914 e Baghdad nel 1917.
Dopo la fine della guerra, il Trattato di Sanremo del 1920 assegnò all'Inghilterra il mandato sulla Mesopotamia, che divenne ufficialmente nota come Iraq. Questo periodo vide l'emergere di un forte movimento nazionalista iracheno, poiché la popolazione locale si aspettava l'indipendenza completa, piuttosto che il dominio coloniale.
La rivolta irachena del 1920 fu una reazione violenta contro il controllo britannico. Sebbene le forze britanniche riuscirono a reprimere la rivolta, dovettero affrontare continue pressioni per concedere maggiore autonomia al paese. Nel 1921, la Gran Bretagna nominò Re Faysal I come primo monarca dell'Iraq, e il paese fu dichiarato Regno dell'Iraq, sotto mandato britannico.
Il 3 ottobre 1932, l'Iraq ottenne la piena indipendenza e fu ammesso nella Società delle Nazioni. Tuttavia, i primi anni dell'indipendenza furono segnati da numerose difficoltà politiche, economiche e sociali. Il giovane regno doveva affrontare divisioni etniche e religiose tra arabi, curdi, sciiti e sunniti, oltre alla crescente instabilità economica dovuta alla dipendenza dal petrolio.
Nel 1941, durante la Seconda Guerra Mondiale, un colpo di stato portò al potere Rashid Ali al-Kailani, che tentò di mantenere l'Iraq fuori dal conflitto. Tuttavia, la Gran Bretagna intervenne militarmente, temendo che il paese potesse passare sotto l'influenza dell'Asse. Dopo la guerra, l'Iraq fu uno dei membri fondatori della Lega Araba e firmò la Carta delle Nazioni Unite nel 1945.
Le tensioni interne aumentarono con la crisi economica causata dal conflitto arabo-israeliano nel 1948, a cui l'Iraq partecipò inviando truppe a sostegno dei palestinesi. Le proteste popolari e la crescente instabilità portarono all'imposizione della legge marziale nel 1953.
Il 1958 segnò una svolta decisiva nella storia irachena. Il 14 luglio, un colpo di stato guidato dall'esercito rovesciò la monarchia, uccidendo Re Faysal II e proclamando la Repubblica dell'Iraq. Il generale Abdul Karim Kassem assunse il potere, cercando di modernizzare il paese e ridurre la dipendenza dall'Occidente.
Tuttavia, il regime di Kassem durò solo fino al 1963, quando un altro colpo di stato portò al potere il partito Baath, una forza politica pan-araba con radici nel socialismo e nel nazionalismo arabo. Il Partito Baath avrebbe dominato la politica irachena per i successivi decenni.
Nel 1968, un nuovo colpo di stato consolidò il controllo del Baath, portando al potere Ahmed Hassan al-Bakr. Negli anni '70, l'Iraq iniziò a sperimentare una certa stabilità politica e prosperità economica, grazie alla nazionalizzazione delle industrie petrolifere e all'aumento dei prezzi del petrolio.
Nel luglio del 1979, Saddam Hussein, già uomo forte del regime baathista, prese ufficialmente il potere, avviando una dittatura brutale. Il governo di Saddam Hussein fu caratterizzato da una repressione violenta dei dissidenti e da ambizioni regionali aggressive.
Nel 1980, l'Iraq entrò in guerra con l'Iran, in uno dei conflitti più sanguinosi della storia recente del Medio Oriente. La Guerra Iran-Iraq durò otto anni e costò la vita a oltre un milione di persone, senza produrre alcun cambiamento territoriale significativo.
Nel 1990, l'Iraq invase il Kuwait, un piccolo ma ricco stato del Golfo, con l'obiettivo di accaparrarsi le sue riserve petrolifere e risolvere i problemi economici interni. L'invasione suscitò la reazione della comunità internazionale, e nel gennaio 1991 una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti lanciò l'Operazione Desert Storm, liberando rapidamente il Kuwait.
Saddam Hussein rimase al potere nonostante la sconfitta, ma l'Iraq fu soggetto a sanzioni economiche devastanti, che indebolirono ulteriormente l'economia del paese e provocarono sofferenze per la popolazione.
Dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001, l'Iraq fu accusato dagli Stati Uniti di possedere armi di distruzione di massa e di sostenere il terrorismo internazionale. Queste accuse portarono all'invasione anglo-americana del marzo 2003, che segnò la fine del regime di Saddam Hussein.
Dopo la caduta di Baghdad, Saddam Hussein fu catturato nel dicembre 2003 e processato per crimini contro l'umanità. Il suo processo si concluse con una condanna a morte, eseguita il 30 dicembre 2006.
La caduta di Saddam Hussein non portò la pace in Iraq. Il paese fu dilaniato da violenze settarie tra sciiti e sunniti, e il terrorismo di gruppi come Al-Qaeda e successivamente l'ISIS destabilizzò ulteriormente la regione.
Nel 2014, l'ISIS conquistò ampie porzioni del territorio iracheno, inclusa Mosul, proclamando un califfato islamico. Solo nel 2017, con l'aiuto della comunità internazionale, l'Iraq riuscì a riconquistare gran parte del territorio perduto, ma la ricostruzione rimane una sfida enorme.