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Storia del Myanmar




Il Myanmar, noto anche come Birmania fino al 1989, è un paese ricco di storia, cultura e tradizioni che hanno attraversato millenni di evoluzione e trasformazione. Situato in una posizione strategica tra Cina, India e il sud-est asiatico, il Myanmar ha subito l’influenza di molte civiltà e ha attraversato periodi di prosperità e di crisi.

Le Origini del Myanmar: Il Regno dei Pyu e L'Avvento dei Birmani

Le prime testimonianze storiche relative al Myanmar risalgono al periodo in cui il territorio era sotto il controllo delle tribù tibeto-birmane dei Pyu, un gruppo etnico proveniente dall’altopiano tibetano. I Pyu stabilirono una serie di piccoli regni nell'area intorno al I secolo d.C., con il più importante situato a Sri Ksetra, vicino all'attuale città di Pyay. Questi regni fiorirono grazie al commercio e alle relazioni con le civiltà vicine, in particolare con l'India, dalla quale importarono cultura, religione e architettura.

Nel IX secolo, la migrazione dei Birmani dalla Cina meridionale portò alla graduale fine del dominio dei Pyu. I Birmani stabilirono il primo grande regno birmano sotto il re Anawratha, che riuscì a unificare gran parte dell'area nel 1044, fondando il potente Regno di Pagan. Durante il suo regno, Anawratha promosse il Buddhismo Theravada come religione di stato, un tratto che ha continuato a caratterizzare la società birmana fino ai giorni nostri.

Il Regno di Pagan e L'Invasione Mongola

Il Regno di Pagan rappresenta una delle fasi più gloriose della storia del Myanmar. La capitale Pagan divenne un centro di cultura e religione, e molte delle grandi pagode e templi costruiti durante questo periodo, come la celebre Pagoda Shwezigon, sono ancora oggi simboli iconici del paese.

Tuttavia, questa grande civiltà conobbe una brusca fine nel 1287, quando il regno cadde sotto l'invasione dei Mongoli guidati da Kublai Khan. L'invasione mongola segnò l'inizio di un lungo periodo di frammentazione e anarchia. I Birmani si divisero in vari regni regionali, tra cui i Birmani di Pagan, i Mon di Pegu e gli Shan nel nord del Regno di Ava. Questa situazione di divisione e conflitto perdurò per diversi secoli.

La Dinastia Toungoo e L'Età dell'Oro

Nel XVI secolo, il Myanmar fu riunificato sotto la dinastia dei Toungoo, che stabilì una delle più grandi e potenti dinastie nella storia del sud-est asiatico. Guidati dal re Bayinnaung, i Toungoo riuscirono a estendere il loro controllo su gran parte dell'Asia sudorientale, includendo territori che oggi appartengono a Thailandia e Laos. Sotto la dinastia dei Toungoo, il Myanmar visse un periodo di prosperità economica e culturale.

Tuttavia, nel XVIII secolo, la dinastia dei Toungoo iniziò a declinare e i Mon, una delle principali etnie del Myanmar, ottennero l'indipendenza e riuscirono a controllare l'area del delta del fiume Irrawaddy. Nel 1753, i Mon erano riusciti a estendere il loro potere su gran parte del paese, fino a quando il re birmano Alaungpaya guidò una ribellione che portò alla riunificazione del Myanmar e alla fondazione della dinastia Konbaung. Alaungpaya spostò la capitale del paese a Yangon, una città che sarebbe diventata uno dei principali centri commerciali del sud-est asiatico.

La Conquista Britannica e La Lotta per l'Indipendenza

A partire dall'inizio del XIX secolo, il Myanmar entrò in contatto con il crescente potere dell'Impero Britannico, che aveva stabilito la propria presenza in India. Pretestando sconfinamenti birmani nei propri possedimenti coloniali nel Bengala, la Gran Bretagna lanciò la sua prima campagna militare contro il Regno Konbaung nel 1824. La guerra, conosciuta come la Prima Guerra Anglo-Birmana, si concluse nel 1826 con la sconfitta dei birmani e la cessione di ampi territori, inclusa la provincia di Assam.

Le sconfitte subite durante la Seconda e Terza Guerra Anglo-Birmana, rispettivamente nel 1852 e nel 1885, portarono infine alla completa sottomissione del Myanmar, che divenne una provincia dell'Impero Britannico. Durante il periodo coloniale, il Myanmar venne governato come parte dell'India Britannica fino al 1937, quando gli fu concessa una Costituzione autonoma.

L'Occupazione Giapponese e La Seconda Guerra Mondiale

Con l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, il Myanmar divenne teatro di uno degli episodi più drammatici della sua storia recente. Nel 1942, il Giappone invase il paese, sfruttando il crescente sentimento nazionalista che si era sviluppato tra i birmani contro il dominio britannico. Molti leader nazionalisti, tra cui il giovane Aung San, padre di Aung San Suu Kyi, collaborarono inizialmente con i giapponesi, sperando di ottenere l'indipendenza.

Tuttavia, di fronte alla dura dittatura militare giapponese, molti birmani si schierarono successivamente con gli Alleati, contribuendo alla sconfitta giapponese nel 1945. Questo sostegno agli Alleati accelerò il processo verso l'indipendenza, che venne formalmente concessa dalla Gran Bretagna il 4 gennaio 1948.

Il Periodo Post-Indipendenza e Il Colpo di Stato Militare

Ottenuta l'indipendenza, il Myanmar si trovò ad affrontare una serie di sfide interne. Negli anni successivi, il paese sperimentò un periodo di instabilità politica, caratterizzato da tensioni etniche e conflitti con i gruppi comunisti. Verso la fine degli anni Cinquanta, la situazione divenne talmente precaria che il primo ministro U Nu incaricò il generale U Ne Win di assumere temporaneamente il potere per sedare i disordini.

Nel 1960, il governo civile tornò al potere, ma due anni dopo, nel 1962, U Ne Win organizzò un colpo di stato, instaurando un regime militare che avrebbe governato il paese per decenni. La giunta militare impose una serie di politiche autarchiche e repressive, che portarono a un periodo di isolamento internazionale e a gravi difficoltà economiche.

La Protesta del 1988 e La Vittoria di Aung San Suu Kyi

Il regime militare rimase al potere fino al 1988, quando una massiccia sollevazione popolare scosse il paese. Le proteste, guidate da studenti e lavoratori, chiedevano maggiori diritti civili e la fine del governo militare. La repressione delle proteste fu brutale, ma diede origine a un movimento di opposizione guidato da Aung San Suu Kyi, la figlia del leader nazionalista Aung San.

Nel 1990, il regime militare fu costretto a indire elezioni libere, che videro una schiacciante vittoria della Lega Nazionale per la Democrazia, il partito di Aung San Suu Kyi. Tuttavia, i militari si rifiutarono di cedere il potere, continuando a governare il paese con il pugno di ferro.


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