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Il Tagikistan, una nazione montuosa e senza sbocchi sul mare dell'Asia centrale, ha una storia che abbraccia secoli di dominazioni straniere, conflitti interni e, infine, l'indipendenza. La sua posizione strategica tra grandi potenze ha reso il Tagikistan una regione contesa nel corso dei secoli. Attraverso invasioni e alleanze, il popolo tagiko ha forgiato la propria identità, resistendo a numerose influenze esterne.
Le terre che oggi costituiscono il Tagikistan sono state abitate da popoli indoeuropei fin dall'antichità. I tagiki, che discendono dai Sogdiani e dai Battriani, due delle principali culture dell'antica Asia centrale, hanno svolto un ruolo importante lungo la Via della Seta, il leggendario sistema commerciale che collegava l'Estremo Oriente con l'Occidente.
Durante il XIII secolo, la regione cadde sotto il controllo dell'Impero Mongolo. L'invasione mongola, guidata da Gengis Khan, devastò gran parte dell'Asia centrale, inclusa l'area che oggi corrisponde al Tagikistan. Per molti decenni, la regione rimase sotto il dominio mongolo e delle successive dinastie turco-mongole. Questa dominazione non solo segnò una fase di decadenza economica e sociale, ma anche una forte integrazione con le culture e le lingue turche, influenzando profondamente l'identità del popolo tagiko.
Nel XVI e XVII secolo, la regione tagika fu un campo di battaglia conteso tra diverse potenze regionali. Da un lato vi era l'Impero Persiano, dall'altro l'Uzbekistan e l'Afghanistan. Sebbene questi regni rivendicassero sovranità sulla regione, il territorio del Tagikistan non possedeva ancora una propria identità politica ben definita.
L'arrivo della Russia zarista nel XIX secolo portò a cambiamenti drammatici in Asia centrale. L'Impero Russo, alla ricerca di espansione verso sud, iniziò a prendere il controllo delle regioni circostanti, e il territorio tagiko divenne progressivamente una parte delle sue acquisizioni coloniali. Tuttavia, il processo di integrazione politica ed economica della regione all'interno dell'Impero Russo fu graduale e spesso conflittuale, con numerose rivolte locali contro il dominio zarista.
Dopo la Rivoluzione d'Ottobre del 1917, che rovesciò il governo zarista, la regione del Tagikistan fu inclusa nella nuova Unione Sovietica. La riorganizzazione dell'ex impero zarista su base sovietica portò inizialmente alla creazione della Repubblica Socialista Sovietica Autonoma del Turkestan, che includeva anche il territorio tagiko.
Negli anni '20, emerse l'idea di creare entità politiche su base etnica nell'Asia centrale sovietica. Nel 1924, fu istituita una regione autonoma tagika all'interno della Repubblica Socialista Sovietica dell'Uzbekistan. Questo fu un primo passo verso la creazione di un'identità nazionale tagika riconosciuta ufficialmente. Nel 1929, il Tagikistan ottenne lo status di Repubblica Socialista Sovietica Federata, diventando formalmente una delle repubbliche dell'Unione Sovietica.
Durante il periodo sovietico, il Tagikistan conobbe una modernizzazione forzata, con la costruzione di infrastrutture, l'industrializzazione e una profonda trasformazione della società rurale. Tuttavia, questi cambiamenti avvennero a scapito delle tradizioni locali e della cultura tagika, con una forte imposizione dei valori sovietici e del russo come lingua dominante.
Come gran parte delle repubbliche sovietiche, anche il Tagikistan seguì l'ondata di indipendenza che attraversò l'URSS nei primi anni '90. Nell'agosto del 1990, il Tagikistan dichiarò la propria sovranità, affermando la supremazia delle sue leggi e della sua Costituzione su quelle dell'Unione Sovietica. Nel 1991, con il collasso definitivo dell'Unione Sovietica, il Tagikistan divenne uno stato indipendente.
Tuttavia, l'indipendenza non portò immediata stabilità. Nel 1992, scoppiò una violenta guerra civile tra diverse fazioni, tra cui i comunisti e i gruppi islamisti. Questo conflitto devastante, che durò fino al 1997, provocò decine di migliaia di morti e distrusse gran parte del paese. La guerra civile si concluse solo grazie a un accordo di pace mediato dalle Nazioni Unite, che vide l'invio di forze di interposizione internazionali composte da russi, uzbeki, kazaki e kirghisi.
Dopo la fine della guerra civile, il Tagikistan ha faticato a ricostruire le sue infrastrutture e a stabilizzare il proprio governo. Il presidente Emomali Rahmon, salito al potere durante il conflitto, ha mantenuto il controllo del paese per decenni, consolidando il potere e cercando di portare stabilità politica ed economica. Tuttavia, il Tagikistan rimane uno dei paesi più poveri dell'Asia centrale, con un'economia basata principalmente sull'agricoltura e sulle rimesse degli emigrati.