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Lo Yemen, una nazione ricca di storia e cultura, è stata per millenni una delle regioni più importanti della Penisola Arabica. La sua posizione strategica e le sue risorse naturali hanno attratto commercianti e conquistatori, trasformandola in un crocevia di civiltà.
Le prime tracce di popolazione nello Yemen risalgono al II millennio a.C. Le fertili alture della regione e la disponibilità di risorse naturali, come l’incenso e altre essenze aromatiche, permisero la crescita di civiltà avanzate. Uno dei regni più noti dell’antichità fu il Regno di Saba, celebre anche nelle narrazioni bibliche grazie alla regina di Saba, che si dice abbia visitato il re Salomone.
Il regno di Saba fiorì grazie al commercio. Situato lungo la via dell’incenso, che collegava l’Arabia con l’Africa orientale e l’Asia, Saba divenne un hub commerciale cruciale per prodotti di lusso come spezie, oro e avorio. Questo regno, insieme ad altri stati della regione come Hadramawt e Qataban, prosperò per secoli, costruendo grandi città e monumenti, alcuni dei quali esistono ancora oggi.
La prosperità di Saba e delle altre civiltà dell’Arabia meridionale iniziò a declinare intorno al III secolo d.C. a causa delle pressioni esterne. Una delle principali minacce venne dal regno di Axum, nell'attuale Etiopia, che invase la regione e instaurò un dominio abissino.
Nel VII secolo, l’espansione dell’Impero Persiano arrivò nello Yemen, sostituendo il controllo abissino. Tuttavia, nonostante il cambiamento di potere, lo Yemen continuò a soffrire instabilità politica e frammentazione interna.
Tra il 629 e il 630, lo Yemen fu uno dei primi territori a essere conquistati durante l'espansione dell'Islam, sotto il califfato dei Rashidun. Tuttavia, l'introduzione dell'Islam non portò immediata stabilità. Al contrario, il paese divenne teatro di lotte religiose tra diverse fazioni islamiche, inclusi i sunniti e gli sciiti.
Tra questi gruppi, emersero nel IX secolo gli imam zaiditi, una setta sciita che si stabilì nel nord del paese e fondò una dinastia destinata a durare per secoli. Gli imam zaiditi, grazie alla loro forte resistenza, divennero una forza dominante nello Yemen settentrionale, opponendosi strenuamente alle conquiste straniere, specialmente quella turca.
Nel 1517, l'Impero Ottomano conquistò lo Yemen come parte della sua espansione nella Penisola Arabica. Tuttavia, la conquista fu tutt'altro che facile. Gli imam zaiditi, con il supporto delle tribù locali, riuscirono a resistere efficacemente contro i tentativi turchi di controllare l'intero territorio.
La dominazione ottomana nello Yemen fu caratterizzata da lunghi periodi di insurrezioni e conflitti. Solo nel 1872, dopo più di tre secoli di tentativi, l'Impero Ottomano riuscì a stabilire un controllo più stabile sul paese. Tuttavia, la resistenza continuava nelle zone montuose, dove gli zaiditi mantenevano una forte influenza.
Con la fine della Prima Guerra Mondiale e la caduta dell'Impero Ottomano, lo Yemen del Nord ottenne finalmente l'indipendenza nel 1918. Gli zaiditi ristabilirono il loro controllo e la dinastia degli imam zaiditi governò il paese. Tuttavia, la situazione geopolitica restava tesa, soprattutto a causa delle pressioni esercitate dall'Arabia Saudita e dalla Gran Bretagna.
Nel 1926, lo Yemen del Nord accettò la protezione dell'Arabia Saudita attraverso il Trattato della Mecca, che formalizzò anche i confini con il vicino Aden, controllato dai britannici. Nonostante questo trattato, le tensioni e gli scontri lungo il confine meridionale continuarono, soprattutto a causa delle contese territoriali.
Diversa fu la sorte dello Yemen del Sud, che rimase sotto il controllo britannico per gran parte del XIX e XX secolo. Aden, un importante porto sul Mar Rosso, divenne una colonia della Corona britannica e un avamposto strategico per l'Impero.
Nel 1963, la situazione cominciò a cambiare. Una guerra di indipendenza scoppiò contro i britannici, condotta dal Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), un gruppo rivoluzionario sostenuto dall'Egitto. Dopo anni di guerriglia e conflitto, lo Yemen del Sud ottenne l'indipendenza nel 1967, diventando la Repubblica Democratica Popolare dello Yemen, un regime a partito unico di orientamento marxista-leninista.
Dopo l'indipendenza, il Yemen del Nord e il Yemen del Sud intrapresero percorsi molto diversi. Mentre il Yemen del Nord mantenne un orientamento conservatore e filo-occidentale, il Yemen del Sud abbracciò una politica marxista, allineandosi con l'Unione Sovietica e gli altri stati comunisti.
Le tensioni tra i due stati furono alimentate da dispute territoriali, specialmente nelle zone ricche di risorse naturali. Nonostante numerosi tentativi di riconciliazione, i due governi rimasero spesso in disaccordo, e lo Yemen divenne un teatro di conflitti ideologici e geopolitici durante la Guerra Fredda.
Negli anni '80, le tensioni interne nel Yemen del Sud cominciarono a crescere. Un colpo di stato sanguinoso nel 1986 portò a un cambiamento radicale nel governo comunista, e ciò favorì un graduale riavvicinamento tra i due Yemen.
Dopo anni di negoziati e trattative, il 22 maggio 1990, i due stati si fusero ufficialmente per formare la Repubblica dello Yemen. La nuova costituzione si basava sulla legge coranica, ma includeva anche elementi democratici, come il multipartitismo e la libertà di stampa. La riunificazione, sebbene celebrata come un traguardo storico, non risolse tutte le tensioni.
Dopo la riunificazione del 1990, lo Yemen ha vissuto un periodo di speranza, ma anche di profonde instabilità. Le tensioni tra le ex repubbliche del Nord e del Sud rimasero vive, culminando nella guerra civile del 1994, quando le forze del Sud cercarono di ottenere nuovamente l'indipendenza. Le forze governative del Nord, guidate dal presidente Ali Abdullah Saleh, riuscirono a reprimere la ribellione, consolidando il controllo del Nord sul nuovo Yemen unificato.
Nel corso degli anni 2000, la presidenza di Saleh affrontò crescenti sfide interne, tra cui insurrezioni da parte degli Houthi, un gruppo sciita zaidita del Nord, e movimenti separatisti nel Sud. Questi problemi si aggravarono con l'ondata di proteste della Primavera Araba del 2011, che portò alla fine del governo trentennale di Saleh. Sotto la pressione popolare e internazionale, Saleh fu costretto a dimettersi, e il potere fu trasferito al suo vice, Abd Rabbuh Mansur Hadi.
Tuttavia, la transizione politica non riuscì a stabilizzare il paese. Nel 2014, gli Houthi, sostenuti dall'Iran, presero il controllo della capitale, San'a, scatenando una nuova guerra civile. Nel 2015, una coalizione guidata dall'Arabia Saudita intervenne militarmente per sostenere il governo di Hadi. Da allora, il conflitto è diventato uno dei più complessi e devastanti della regione, causando una delle peggiori crisi umanitarie del mondo. Milioni di persone sono state sfollate e il paese è in ginocchio, con difficoltà economiche e sanitarie gravissime.
Nonostante vari tentativi di negoziati di pace mediati dall'ONU, lo Yemen rimane oggi diviso e frammentato, con il conflitto tra le forze governative, gli Houthi e altri gruppi separatisti e jihadisti che continua a devastare il paese.