Articoli Nauru
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Nauru, una delle isole più piccole e isolate del mondo, ha una storia che riflette le dinamiche coloniali, economiche e geopolitiche del Pacifico. Sebbene oggi sia noto per le sue crisi economiche e politiche, l’isola ha attraversato numerose fasi di prosperità e difficoltà nel corso dei secoli. Scoperta nel XVIII secolo e diventata una fonte di contesa internazionale, Nauru ha avuto un ruolo cruciale nella storia del Pacifico grazie alle sue ricche risorse minerarie, soprattutto il fosfato.
Nauru fu scoperta per la prima volta da esploratori europei nel 1798. Il navigatore britannico John Hunter fu il primo a registrare ufficialmente la scoperta dell'isola, e la battezzò con il nome di "Pleasant Island" (Isola Piacevole) a causa del suo aspetto lussureggiante e accogliente. Tuttavia, nonostante l'attrattiva naturale dell'isola, la sua posizione remota nell'Oceano Pacifico ha significato che rimase relativamente isolata dalle influenze esterne per gran parte del XIX secolo.
Nel 1888, Nauru fu annessa all'Impero tedesco durante un periodo di espansione coloniale europea nel Pacifico. La Germania cercava di espandere la propria influenza nella regione, come avevano già fatto altre potenze europee. Nauru divenne quindi una parte del "Protectorate of the Marshall Islands" amministrato dai tedeschi. Durante questo periodo, il principale contributo dell’isola all'economia era l'industria della copra, un prodotto derivato dalla lavorazione delle noci di cocco.
Un evento decisivo nella storia di Nauru avvenne all'inizio del XX secolo, quando furono scoperte enormi riserve di fosfato sull’isola. Nel 1900, l'esploratore Albert Ellis, al servizio della Pacific Islands Company, scoprì che l’isola era ricca di fosfati di alta qualità, una risorsa estremamente preziosa per l’agricoltura industriale, essenziale per la produzione di fertilizzanti. Questa scoperta cambiò radicalmente il destino di Nauru, portando l’isola all'attenzione delle potenze mondiali.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le truppe australiane occuparono Nauru nel 1914, dopo che la Germania era stata coinvolta nel conflitto. Alla fine della guerra, la Società delle Nazioni assegnò il mandato amministrativo su Nauru a un consorzio composto da Australia, Nuova Zelanda e Gran Bretagna. Questo mandato, ufficialmente confermato nel 1920, rese l’isola una fonte essenziale di fosfati per le potenze alleate.
Nauru divenne quindi un’isola mineraria, con gran parte della sua economia basata sull’estrazione e l’esportazione di fosfati. Sebbene questa risorsa abbia portato grande ricchezza alle potenze amministratrici, per gli abitanti locali le condizioni di vita rimasero difficili, con poche opportunità di beneficiare delle ricchezze naturali della loro terra.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, Nauru fu occupata dalle forze giapponesi tra il 1942 e il 1945. Questo periodo rappresentò una delle fasi più traumatiche nella storia dell’isola. I giapponesi fortificarono l’isola e usarono la popolazione locale per lavori forzati. Molti abitanti di Nauru furono deportati in altri territori giapponesi, e alcuni non fecero mai ritorno.
L’occupazione giapponese ebbe effetti devastanti sull’economia e la società di Nauru, lasciando una scia di distruzione e impoverimento. Tuttavia, con la fine della guerra nel 1945 e la sconfitta del Giappone, Nauru tornò sotto l’amministrazione delle potenze alleate.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Nauru rimase sotto il mandato amministrativo dell'Australia, della Nuova Zelanda e della Gran Bretagna, in base a un accordo della neonata Organizzazione delle Nazioni Unite. Tuttavia, gli abitanti di Nauru iniziarono a premere per una maggiore autonomia, soprattutto quando gli sforzi australiani di annettere formalmente l’isola nel 1964 furono respinti dalla popolazione.
Le tensioni culminarono in un movimento per l'indipendenza che portò, nel 1968, alla nascita della Repubblica di Nauru. Il primo presidente fu Hammer DeRoburt, un leader di spicco nella lotta per l’indipendenza.
Dopo aver ottenuto l’indipendenza, Nauru visse un periodo di straordinaria prosperità economica grazie alle sue riserve di fosfati. Negli anni ’70 e ’80, Nauru raggiunse uno dei più alti PIL pro capite al mondo. Il governo di Nauru istituì un fondo fiduciario nazionale per gestire le enormi entrate derivanti dall'esportazione di fosfati, con l'obiettivo di garantire il futuro economico del paese una volta che le riserve si fossero esaurite.
Tuttavia, l’estrazione intensiva del fosfato causò gravi danni ambientali, trasformando gran parte dell’isola in un paesaggio desolato. Inoltre, la gestione del fondo fiduciario si rivelò inefficace, con investimenti fallimentari e spese eccessive che portarono a una crisi finanziaria.
Alla fine degli anni ’90, le riserve di fosfato di Nauru erano quasi completamente esaurite. Questo evento segnò l'inizio di una crisi economica profonda. Senza la principale fonte di reddito, l’isola si trovò sull'orlo della bancarotta. Il governo di Nauru cercò nuove fonti di entrate, ma con scarso successo.
La crisi economica portò anche a un'instabilità politica senza precedenti. Tra il 2000 e il 2005, Nauru vide susseguirsi nove governi e quattro presidenti. L’instabilità politica complicò ulteriormente la ricerca di soluzioni economiche, lasciando il paese in una situazione di stallo.
Negli anni 2000, Nauru ha cercato di diversificare la sua economia attraverso diverse iniziative, tra cui l’istituzione di un centro di detenzione per i richiedenti asilo gestito dall'Australia. Questo accordo ha portato una temporanea iniezione di fondi nel paese, ma ha sollevato critiche a livello internazionale per le condizioni di vita dei migranti.
Nel corso degli anni, il governo di Nauru ha anche cercato di sviluppare settori come il turismo e i servizi finanziari offshore, ma con risultati limitati.