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Guinea Bissau storia




La Guinea-Bissau, un piccolo paese situato sulla costa occidentale dell'Africa, ha una storia travagliata che abbraccia secoli di dominio coloniale, lotte per l'indipendenza e sfide post-coloniali.

La Guinea-Bissau Pre-Coloniale

Antiche Civilizzazioni e Primi Contatti Europei

Prima dell'arrivo degli europei, il territorio che oggi conosciamo come Guinea-Bissau era abitato da diversi gruppi etnici con sistemi sociali e politici complessi. I regni dei Balanta, dei Mandinga e dei Peul dominavano la regione, con economie basate sull'agricoltura, la pesca e il commercio. Il Regno di Kaabu, un potente stato della confederazione mandinga, controllava gran parte della Guinea-Bissau e della regione circostante.

Il primo contatto con gli europei avvenne nel XV secolo, quando i navigatori portoghesi raggiunsero la costa occidentale dell'Africa. I portoghesi iniziarono a stabilire stazioni commerciali lungo la costa, principalmente per il commercio di schiavi. La regione divenne presto parte integrante della tratta atlantica degli schiavi, con migliaia di africani catturati e venduti nelle Americhe.

L'Inizio della Dominazione Coloniale Portoghese

Nel XVI secolo, i portoghesi consolidarono il loro controllo sulla regione, stabilendo basi militari e commerciali lungo la costa. Tuttavia, a differenza di altre colonie africane, il controllo portoghese sulla Guinea-Bissau fu limitato e spesso contestato. La resistenza indigena era forte, e molte aree interne rimasero fuori dal controllo coloniale per secoli.

Durante il periodo coloniale, la Guinea-Bissau fu sfruttata principalmente per le sue risorse naturali, con particolare attenzione all'estrazione di oro, avorio e al commercio di schiavi. La popolazione locale soffrì enormemente sotto il dominio coloniale, con le comunità indigene devastate dalle guerre, dalle malattie e dalla tratta degli schiavi.

La Lotta per l'Indipendenza

Il Massacro del Porto di Bissau e l'Inizio della Resistenza

La dominazione portoghese sulla Guinea-Bissau fu caratterizzata da uno sfruttamento economico estremo e da una repressione brutale delle popolazioni locali. Un punto di svolta cruciale nella storia del paese avvenne nel 1959, con il massacro del porto di Bissau. I lavoratori del porto, in sciopero per protestare contro le terribili condizioni di lavoro imposte dalla Compagnia Uniao Favril, furono brutalmente repressi dalle forze coloniali, con un gran numero di morti tra i manifestanti.

Questo evento segna l'inizio della resistenza organizzata contro il dominio coloniale. Amílcar Cabral, un giovane intellettuale di origini capoverdiane, emerse come il leader del movimento di liberazione. Cabral, insieme ad altri intellettuali africani, fondò il Partito Africano per l'Indipendenza della Guinea e delle Isole del Capo Verde (PAIGC) nel 1956, con l'obiettivo di ottenere l'indipendenza dalla dominazione portoghese.

La Guerriglia e il Ruolo del PAIGC

Negli anni '60, il PAIGC iniziò una guerriglia contro il governo coloniale portoghese. Con il supporto logistico e militare della Guinea-Conakry e di altri paesi socialisti, il PAIGC divenne rapidamente il movimento di resistenza più organizzato e influente nella regione. Mentre il PAIGC trovava sostegno principalmente tra le popolazioni Balanta, il Fronte di Lotta per l'Indipendenza Nazionale della Guinea (FLING), supportato dal Senegal, era sostenuto dai Mandingo musulmani. I Peul, invece, commercianti agiati e sostenitori del governo coloniale, si opponevano alla lotta per l'indipendenza.

Nonostante la forte opposizione e la brutalità della repressione coloniale, il PAIGC riuscì a ottenere il controllo di ampie parti del territorio guineano. Entro il 1965, il PAIGC era in grado di organizzare servizi essenziali nelle aree liberate, come scuole, ospedali e sistemi di approvvigionamento alimentare. Questo successo sul campo di battaglia e nella gestione dei territori liberati contribuì a legittimare il movimento agli occhi della popolazione e della comunità internazionale.

L'Assassinio di Amílcar Cabral e la Dichiarazione di Indipendenza

Il PAIGC subì un duro colpo il 23 gennaio 1973, quando Amílcar Cabral fu assassinato a Conakry, in Guinea. Nonostante la perdita del suo leader carismatico, il movimento continuò la sua lotta, guidato dal successore di Cabral, Aristides Pereira. Nel settembre del 1973, il PAIGC proclamò unilateralmente l'indipendenza della Guinea-Bissau, controllando ormai più di due terzi del territorio coloniale.

L'indipendenza della Guinea-Bissau fu ufficialmente riconosciuta il 10 settembre 1974, dopo il colpo di stato in Portogallo che portò alla caduta del regime dittatoriale e all'inizio del processo di decolonizzazione. Sebbene inizialmente fosse previsto che la Guinea-Bissau e Capo Verde formassero un unico stato, le divergenze politiche portarono alla creazione di due stati separati, con Pereira che divenne il presidente di Capo Verde e Luís Cabral, fratello di Amílcar, che fu nominato presidente della Guinea-Bissau.

La Guinea-Bissau Post-Indipendenza

Il Regime di Luís Cabral e le Sfide Post-Coloniali

Dopo l'indipendenza, la Guinea-Bissau affrontò numerose sfide. Il nuovo governo, guidato da Luís Cabral, cercò di costruire una nazione unita e indipendente, ma si trovò di fronte a difficoltà economiche, instabilità politica e tensioni etniche. Cabral cercò di mantenere buoni rapporti con i paesi socialisti, ma adottò anche una politica pragmatica che mirava a stabilire legami con le nazioni occidentali. Questa politica, tuttavia, suscitò critiche all'interno del PAIGC, soprattutto tra le giovani generazioni che accusavano Cabral di tradire gli ideali rivoluzionari.

Le tensioni culminarono nella notte del 14 novembre 1980, quando un colpo di stato militare, guidato da João Bernardo "Nino" Vieira, portò alla destituzione di Luís Cabral. Il nuovo regime, sotto la guida di Vieira, abrogò la vecchia costituzione e varò una nuova, consolidando il potere nelle mani dell'Assemblea Nazionale del Popolo e mantenendo il ruolo guida del PAIGC.

La Transizione Verso il Multipartitismo

Durante gli anni '80, il governo di Vieira adottò una linea politica di sinistra, mantenendo stretti legami con l'Unione Sovietica e altri paesi del blocco socialista. Tuttavia, la crescente pressione internazionale e la crisi economica spinsero il governo a introdurre riforme economiche e politiche.

Nel 1989, il governo di Vieira avviò una liberalizzazione economica, aprendo il paese agli investimenti stranieri e promuovendo il settore privato. Queste riforme economiche furono accompagnate da una transizione verso il multipartitismo e la democrazia. Nel 1991, la Guinea-Bissau adottò una nuova costituzione che sanciva il sistema multipartitico e l'instaurazione di istituzioni democratiche.

La Guinea-Bissau nel XXI Secolo: Sfide e Opportunità

Instabilità Politica e Conflitti Interni

Nonostante i progressi compiuti verso la democratizzazione, la Guinea-Bissau ha continuato a essere afflitta da instabilità politica e conflitti interni. Il paese ha vissuto una serie di colpi di stato, tentativi di golpe e crisi politiche che hanno ostacolato lo sviluppo economico e sociale.

Uno degli eventi più significativi è stato il colpo di stato del 1998, che ha portato a una guerra civile durata quasi un anno. Il conflitto ha causato migliaia di morti e ha devastato l'economia del paese. Anche dopo la fine della guerra civile, la Guinea-Bissau ha continuato a sperimentare turbolenze politiche, con frequenti cambiamenti di governo e una mancanza di stabilità che ha impedito lo sviluppo a lungo termine.

Il Problema del Narcotraffico

Negli ultimi decenni, la Guinea-Bissau è diventata un importante snodo per il narcotraffico internazionale, in particolare per la cocaina proveniente dall'America Latina e destinata ai mercati europei. La debolezza delle istituzioni statali, la corruzione diffusa e la mancanza di controllo sul territorio hanno reso il paese un paradiso per i trafficanti di droga.

Il narcotraffico ha avuto un impatto devastante sulla società guineana, alimentando la corruzione, la violenza e l'instabilità politica. Le autorità locali, spesso conniventi con i narcotrafficanti, hanno avuto difficoltà a contrastare il fenomeno, che ha ulteriormente indebolito lo stato e minato la fiducia della popolazione nelle istituzioni.


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