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Guinea Equatoriale storia




La Guinea Equatoriale, uno dei più piccoli Paesi dell'Africa, ha una storia complessa e turbolenta, segnata da colonizzazione, oppressione, dittature e, più recentemente, tentativi di ripresa economica e stabilità. Situata nell'Africa Centrale, è composta da una porzione continentale, il Rio Muni, e diverse isole, tra cui Bioko e Annobón. Questa nazione, oggi conosciuta per le sue ricchezze petrolifere, ha vissuto secoli di influenze straniere, lotte per l'indipendenza e dittature che ne hanno segnato profondamente il corso storico.

Dalla Colonizzazione Portoghese alla Cessione alla Spagna

La Dominazione Portoghese

La Guinea Equatoriale iniziò a fare parte della storia globale con l'arrivo dei portoghesi nel XV secolo, durante l'era delle esplorazioni marittime. Nel 1474, i portoghesi scoprirono le isole di Bioko e Annobón, e le annetterono come parte del loro impero coloniale. Le isole erano strategiche per i loro commerci e per l'espansione verso altri continenti, ma non ricevettero immediatamente un'attenzione significativa da parte del Portogallo.

Il Trattato di El Pardo e il Passaggio alla Spagna

La dominazione portoghese terminò nel 1778, quando il Trattato di El Pardo ridisegnò le frontiere coloniali tra la Spagna e il Portogallo. Secondo questo accordo, il Portogallo cedette le isole di Bioko e Annobón, insieme alla costa adiacente del continente africano (Rio Muni), alla Spagna in cambio di alcuni territori in America Latina. La Spagna, quindi, prese possesso della regione per usarla come base per i suoi viaggi verso le Filippine e come fonte di risorse.

Nonostante la cessione, la Spagna non riuscì subito a stabilire una colonia stabile nelle terre appena acquisite. Le difficoltà logistiche e i conflitti con le popolazioni indigene ritardarono i tentativi di consolidare il controllo sull'area. Solo nel XIX secolo, dopo un breve tentativo di colonizzazione britannica sull'isola di Bioko, la Spagna cominciò a mostrare un maggiore interesse per lo sfruttamento organizzato delle sue nuove colonie africane.

L'Economia delle Piantagioni e le Relazioni con le Popolazioni Indigene

Lo Sviluppo dell'Agricoltura

All'inizio del XIX secolo, l'economia della Guinea Equatoriale subì una trasformazione significativa. La Spagna iniziò a sfruttare le terre per la produzione di cacao e caffè, piantagioni che si rivelarono estremamente redditizie grazie all'alta qualità dei prodotti. Tuttavia, la mancanza di manodopera locale costrinse il governo coloniale a cercare lavoratori nelle regioni vicine, come la Nigeria.

I Conflitti con i Bubi e le Rivolte

Le relazioni con le popolazioni indigene, in particolare i Bubi, l'etnia autoctona di Bioko, non furono semplici. I Bubi resistettero agli sforzi di colonizzazione spagnola e la repressione delle rivolte fu spesso brutale. La Spagna rispose alle insurrezioni con una repressione violenta, riducendo ulteriormente la libertà della popolazione locale.

Nonostante queste tensioni, la colonia si distinse per un sistema educativo efficiente, tanto che la Guinea Equatoriale divenne una delle regioni africane con il più basso tasso di analfabetismo. Il reddito medio era considerevolmente elevato, grazie all'economia agricola basata sulle piantagioni di cacao e caffè.

La Transizione verso l'Indipendenza

L'Elevazione a Provincia Spagnola

Nel 1959, la Spagna proclamò la Guinea Equatoriale una "provincia metropolitana", uno status che concedeva agli abitanti pieni diritti di cittadinanza spagnola. Questo passo segnò un tentativo di assimilazione della colonia all'interno dello Stato spagnolo, ma anche una mossa per contrastare le crescenti richieste di indipendenza.

Nonostante il miglioramento delle condizioni legali, il malcontento verso il dominio coloniale spagnolo continuava a crescere. Le spinte indipendentiste si facevano sentire con maggiore forza, e nel contesto della decolonizzazione globale degli anni '60, la Spagna si trovò costretta ad accelerare il processo di emancipazione della Guinea Equatoriale.

L'Indipendenza e il Regime di Francisco Macías Nguema

L'indipendenza fu proclamata ufficialmente il 12 ottobre 1968. Il primo presidente del nuovo Stato fu Francisco Macías Nguema, un giovane possidente di etnia fang originario del Rio Muni. Tuttavia, la speranza di una pacifica transizione all'indipendenza fu di breve durata. Dopo pochi mesi di relativa stabilità, Macías instaurò un regime dittatoriale caratterizzato da brutalità e violenza.

Accusando i suoi oppositori di complotti contro il suo governo, Macías iniziò una campagna di epurazione politica, eliminando sistematicamente i suoi avversari. Nel febbraio 1969, interruppe le relazioni diplomatiche con la Spagna e ordinò l'espulsione di tutti i cittadini spagnoli dal Paese. Da quel momento, il suo regime divenne sempre più repressivo.

Il Regime di Terrore di Francisco Macías Nguema

La Dittatura di Macías

Francisco Macías Nguema si autoproclamò "Gran Maestro dell'educazione e della cultura", "Generale Supremo delle Forze Armate" e "Unico Miracolo" della Guinea Equatoriale. Sotto il suo governo, il Paese cadde in una spirale di terrore e repressione. Macías si circondò di una guardia pretoriana cubana e trasformò la capitale e il palazzo presidenziale in una tetra fortezza, sede di torture e prigionia per coloro che si opponevano al suo potere.

Le carceri si riempirono di prigionieri politici, molti dei quali venivano torturati e giustiziati senza alcun processo. Macías proibì ogni forma di culto religioso, in particolare quello cattolico, molto diffuso tra la popolazione. La situazione economica e sociale precipitò rapidamente. Le piantagioni, che un tempo erano la colonna portante dell'economia, furono abbandonate e la povertà si diffuse ovunque. In cerca di denaro, Macías arrivò persino a sequestrare stranieri per chiedere riscatti.

La Crisi Economica e l'Isolamento Internazionale

La dittatura di Macías Nguema isolò completamente la Guinea Equatoriale dalla comunità internazionale. Nel 1976, espulse tutti i cittadini nigeriani che lavoravano nelle piantagioni, ordinando alle sue forze di sicurezza di sparare su chiunque cercasse di fuggire dal Paese. Questa mossa bloccò definitivamente l'economia agricola, già in crisi.

In un tentativo di sopravvivenza politica ed economica, nel 1977 Macías si dichiarò marxista e cercò aiuto da Paesi comunisti come l'Unione Sovietica, la Corea del Nord e la Cina. Concesse ai sovietici il monopolio della pesca nelle ricche acque del Golfo di Guinea, ma la situazione interna continuava a deteriorarsi. La miseria regnava sovrana, le infrastrutture erano collassate, e le malattie endemiche, come la malaria, si diffondevano senza controllo.

Il Colpo di Stato del 1979 e il Governo di Teodoro Obiang Nguema

La Fine del Regime di Macías

Nel 1979, con il Paese ormai sull'orlo del collasso totale, un colpo di Stato organizzato da Teodoro Obiang Nguema Mbasogo, un parente di Macías, pose fine alla dittatura. Macías fu arrestato, processato e giustiziato per i suoi crimini contro il popolo della Guinea Equatoriale. Il nuovo governo di Obiang ereditò un Paese devastato e isolato.

La Ricostruzione del Paese

Sotto la guida di Teodoro Obiang, la Guinea Equatoriale intraprese un lungo e difficile processo di ricostruzione. L'obiettivo principale era ristabilire l'ordine sociale e riattivare l'economia. Il nuovo governo cercò di migliorare le relazioni diplomatiche con la comunità internazionale, ripristinando le connessioni con l'Europa e altri Paesi africani.

La scoperta di riserve di petrolio negli anni '90 cambiò radicalmente le prospettive economiche del Paese, trasformandolo in uno dei maggiori produttori di petrolio dell'Africa sub-sahariana. Tuttavia, la distribuzione della ricchezza rimase altamente diseguale, e il regime di Obiang continuò a essere caratterizzato da corruzione e autoritarismo, nonostante gli sforzi per presentarsi come un leader di stabilità regionale.


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