Articoli Irlanda
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Un viaggio attraverso la storia millenaria dell'Irlanda, dalle sue radici celtiche alla conversione al Cristianesimo, dalle invasioni normanne e inglesi alla lotta per l'indipendenza. Un racconto di battaglie, carestie, migrazioni e rinascite, fino alla fondazione della Repubblica d'Irlanda nel 1949.
L'Irlanda, un'isola dal fascino antico e dalla storia travagliata, rimase ai margini dell'Impero Romano. Conosciuta come Hibernia, la sua posizione geografica e le correnti impetuose dello Stretto di Dover la resero un enigma per le legioni romane. Popolata da bellicosi Celti dalle chiome rosse, l'isola si conservò indipendente e immune dalle invasioni barbariche. Fu San Patrizio, un Celta nativo del Cumberland, a portare il Cristianesimo in Irlanda nel V secolo. Convertitosi dopo essere stato catturato e venduto come schiavo, Patrizio tornò nell'isola come vescovo, dedicando trent'anni di appassionata attività apostolica alla sua evangelizzazione. Da quel momento, la fede cristiana e cattolica divenne il tratto distintivo della civiltà irlandese.
L'Irlanda si riempì di monasteri, centri di cultura e spiritualità che alimentarono l'aspirazione missionaria dei Celti. Monaci irlandesi come San Colombano diffusero la fede in Europa, fondando monasteri in Germania, Francia e persino in Italia. Il monastero di Bobbio, fondato da Colombano nella val Trebbia nel 615, divenne un faro di cultura e di civiltà in Italia settentrionale.
Nonostante la conversione al Cristianesimo, l'Irlanda non conobbe pace interna. I clan irlandesi, guidati da piccoli re litigiosi, si combattevano continuamente. Questa divisione interna permise ai Danesi di invadere l'isola tra l'VIII e l'XI secolo. Solo il re Brian Boru riuscì a cacciarli definitivamente nel 1014. Tuttavia, l'unione irlandese era fragile. Nel 1169, il re del Leinster chiese aiuto agli Inglesi contro i suoi rivali. Fu un errore fatale: gli Inglesi, guidati da Enrico II e dal conte di Pembroke, sbarcarono in Irlanda e iniziarono a conquistarla, imponendo il loro sistema feudale e la loro religione. Da quel momento iniziò una lunga e sanguinosa lotta per l'indipendenza che si intrecciò con il conflitto religioso. Gli Irlandesi, fieramente cattolici, rifiutarono la Riforma protestante imposta dagli Inglesi. Enrico VIII, proclamatosi re d'Irlanda, saccheggiò conventi e terreni, dando inizio a un periodo di persecuzioni che si intensificò sotto i Tudor e Cromwell.
Nel corso del Settecento, il dominio inglese si fece più duro. Le pressioni economiche e religiose alimentarono il risentimento irlandese, che trovò sfogo nella creazione di società segrete come i Whiteboys e gli Oakboys. Questi gruppi organizzavano proteste e atti di resistenza contro i soprusi degli inglesi. La Rivoluzione francese del 1789 accese la speranza di un cambiamento anche in Irlanda. Ispirati dagli ideali di libertà e uguaglianza, gli irlandesi si insorsero contro il dominio inglese. Tuttavia, la loro rivolta fu duramente repressa e nel 1800 il Parlamento inglese approvò l'Atto di Unione, che incorporava l'Irlanda nel Regno Unito.
Nonostante l'oppressione, gli irlandesi non si arresero. Nel 1829, grazie all'instancabile attività di Daniel O'Connell, leader del movimento per l'emancipazione cattolica, ottennero la parità di diritti con i protestanti. O'Connell fondò il Catholic Association, un'organizzazione di massa che mobilitò il popolo irlandese nella lotta per la giustizia sociale e politica. La metà del XIX secolo fu segnata da un evento tragico: la carestia del 1847, causata da una peronospora che distrusse il raccolto di patate, alimento base della popolazione irlandese. La carestia provocò un milione di morti e un'emigrazione massiccia verso gli Stati Uniti e altri paesi.
Gli irlandesi emigrati negli Stati Uniti non dimenticarono la loro terra d'origine e si unirono alla Fenian Brotherhood, un'organizzazione rivoluzionaria che progettava di rovesciare il dominio inglese in Irlanda. La Fenian Brotherhood organizzò diverse incursioni in Irlanda, ma senza successo. Alla fine del XIX secolo, Charles Stewart Parnell emerse come nuovo leader del movimento nazionalista irlandese. Parnell fondò la Irish Parliamentary Party e si batté per ottenere l'Home Rule, ossia l'autogoverno per l'Irlanda. Il suo partito ottenne un grande successo nelle elezioni del 1885, ma il governo inglese si oppose all'Home Rule.
Nel 1916, durante la Prima Guerra Mondiale, i nazionalisti irlandesi insorsero contro il dominio inglese nella famosa Insurrezione di Pasqua a Dublino. La rivolta fu duramente repressa, ma contribuì ad accrescere il sostegno internazionale per l'indipendenza irlandese. Nel 1919, l'Irish Republican Army (IRA) iniziò una guerra d'indipendenza contro l'esercito inglese. La guerra durò due anni e si concluse con la firma del Trattato anglo-irlandese nel 1921. Il Trattato divideva l'isola in due parti: l'Irlanda del Sud, che divenne uno Stato Libero indipendente, e l'Irlanda del Nord, che rimase parte del Regno Unito.
Nel 1949, l'Irlanda del Sud si proclamò Repubblica d'Irlanda. La divisione dell'isola rimane ancora oggi una questione aperta e dolorosa.