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Dalla colonizzazione vichinga all'indipendenza, l'Islanda ha attraversato secoli di sfide e rinascite.
L'Islanda, terra di ghiaccio e fuoco, vanta una storia ricca e affascinante. La sua scoperta da parte di norvegesi e svedesi nella seconda metà del IX secolo segnò l'inizio di un lungo e complesso percorso che l'ha portata da terra di vichinghi a nazione indipendente. Nel 874 iniziò la colonizzazione da parte di popolazioni provenienti dalla Norvegia e dalle Isole Britanniche. Questi coloni, guidati da Ingólfr Arnarson, si stabilirono sull'isola dando vita a un sistema di governo basato su clan e assemblee locali. Nel 930, un evento di grande importanza: i maggiori proprietari terrieri si unirono in una confederazione, fondarono l'Althing, la prima assemblea legislativa europea, e si diedero una legge comune. L'Althing rappresentava un passo avanti fondamentale nella storia democratica, non solo islandese ma europea. Tuttavia, il potere reale rimaneva frazionato nelle mani dei capi clan, creando instabilità e conflitti. Nel 1262, la Norvegia ne approfittò per sottomettere l'isola, avviando un periodo di decadenza economica e politica. Nel 1380, l'Islanda passò sotto il dominio danese, che impose un duro monopolio commerciale attraverso la Compagnia Danese d'Islanda. Quasi metà del terreno agricolo venne accentrato nelle mani della Corona e della Chiesa riformata, impoverendo ulteriormente la popolazione.
Il XVII e il XVIII secolo furono un periodo buio per l'Islanda: incursioni di pirati, sfruttamento commerciale, catastrofi naturali, epidemie e carestie decimarono la popolazione. Si arrivò addirittura a considerare l'ipotesi di trasferirla in Danimarca. La fine del Settecento vide finalmente un miglioramento delle condizioni dell'isola. L'Ottocento fu un secolo di rinascita: nel 1843 l'Althing venne ristabilito, nel 1854 fu concessa la libertà commerciale e nel 1906 venne inaugurato il cavo sottomarino con la Scozia.
Nel 1911, un altro passo fondamentale: l'istituzione dell'Università di Reykjavik. L'anno seguente iniziò lo sfruttamento del mare, una risorsa che si sarebbe rivelata fondamentale per l'economia islandese. Nel 1918, l'Islanda ottenne la sovranità, pur rimanendo unita alla Danimarca nella persona del sovrano. L'occupazione tedesca della Danimarca nel 1940 cambiò il corso della storia islandese. La posizione strategica dell'isola nel Nord Atlantico la rese un punto di interesse per le potenze alleate. Inglesi e americani occuparono l'Islanda, costruendovi basi aeree di vitale importanza per la guerra contro i nazisti. Il 17 giugno 1944, un referendum plebiscitario sancì la fine dell'unione con la Danimarca e proclamò la Repubblica d'Islanda. La nuova nazione si dotò di una Costituzione repubblicana e di un sistema parlamentare. Il parlamento, composto da 63 membri eletti ogni quattro anni, rappresenta il potere legislativo. Il Presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale ogni quattro anni, ha un ruolo principalmente cerimoniale. Il governo, guidato dal Primo Ministro, detiene il potere esecutivo.
Dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, l'Islanda ha conosciuto un periodo di crescente prosperità. L'industrializzazione della pesca e la diversificazione dei prodotti ittici esportati hanno portato a una crescita economica significativa. Tuttavia, questo sviluppo ha anche generato forti spinte inflazionistiche. Un momento di tensione si è verificato con la cosiddetta "guerra del merluzzo", una controversia con la Gran Bretagna sui limiti di pesca nelle acque islandesi. La disputa si è conclusa nel 1975 con l'estensione a 200 miglia del limite delle acque interdette ai pescatori stranieri. Nel 1951, l'Islanda ha concesso alla NATO l'installazione della base aerea di Keflavik, che ha avuto un impatto significativo sull'economia e sulla politica del paese.
All'inizio degli anni '90, l'Islanda si presentava come un paese con una sostanziale stabilità politica. I governi hanno adottato misure per affrontare la crisi economica degli anni '80, implementando piani di austerità che hanno portato a una graduale ripresa. L'Islanda oggi è una nazione moderna e democratica con un'economia fiorente, un'alta qualità della vita e un forte senso di identità nazionale. La sua storia, la sua cultura e la sua natura selvaggia la rendono un paese unico e affascinante.