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La Giordania è una nazione la cui storia è ricca di conquiste, commerci e civiltà che hanno lasciato un'impronta duratura. Questo territorio, situato in una regione strategica tra Asia, Africa ed Europa, ha visto il passaggio di imperi, religioni e culture diverse. Dall'antico regno dei Nabatei, con la loro meravigliosa capitale Petra, attraverso l'espansione islamica e la dominazione ottomana, fino alla nascita dello stato moderno, la storia della Giordania è una narrazione affascinante.
Nel II secolo a.C., il popolo dei Nabatei emerse come una forza dominante nella regione del sud-est del Mar Morto. Originariamente nomadi, i Nabatei si stabilirono gradualmente e costruirono un grande regno che raggiunse il suo apice con la capitale a Petra. Questa città, nascosta tra le montagne del deserto, divenne un crocevia commerciale vitale grazie alla sua posizione lungo le rotte delle spezie e dell'incenso che collegavano l'Arabia meridionale, l'Egitto e la costa siriana.
L'abilità dei Nabatei nel commercio, unita alla loro maestria nell'architettura e nell'ingegneria idraulica, permise loro di sviluppare una civiltà fiorente. Creando un complesso sistema di canali e cisterne, i Nabatei furono in grado di gestire le scarse risorse idriche del deserto, trasformando Petra in un'oasi prospera. Questa città divenne un importante centro di scambio, attirando mercanti da tutto il mondo antico.
Durante il loro periodo di massimo splendore, i Nabatei controllavano un vasto territorio che si estendeva dal sud della Palestina alla costa del Mar Rosso, fino all'Arabia occidentale. La loro influenza si espandeva anche a Mada'in Salih, nel moderno territorio dell'Arabia Saudita. Il loro successo fu facilitato dalla decadenza degli imperi vicini, come i Seleucidi e i Tolomei, e dall'instabilità politica della regione.
Il primo sovrano nabateo di cui si hanno notizie storiche fu Aretas I, che regnò intorno al 169 a.C. Sotto il suo governo e quello dei suoi successori, il regno nabateo si affermò come una potenza regionale, arrivando persino a interferire negli affari interni del Regno di Giudea. Durante il regno di Aretas IV (9 a.C. - 40 d.C.), il regno raggiunse il suo apice, dominando il commercio nella regione e ampliando ulteriormente il proprio territorio.
Con l'espansione dell'Impero Romano nel Mediterraneo orientale, il regno nabateo entrò in contatto diretto con Roma. Il generale Pompeo tentò di conquistare il regno nel I secolo a.C., ma senza successo. Tuttavia, i Nabatei furono costretti ad accettare un'ampia autonomia sotto la sovranità romana.
Nel 106 d.C., sotto l'imperatore Traiano, il regno nabateo fu ufficialmente annesso all'Impero Romano e divenne la provincia dell'Arabia Petraea. Nonostante questa annessione, Petra continuò a prosperare sotto il dominio romano. Le autorità romane investirono nella città, costruendo strade e infrastrutture per facilitare il commercio e il controllo della regione. Tuttavia, il declino economico di Petra iniziò nel III secolo d.C. a causa del cambiamento delle rotte commerciali, che si spostarono verso l'Eufrate. Questa fase segnò l'inizio della decadenza della città, che progressivamente cadde nell'oblio.
Nel VI secolo d.C., la regione della Giordania era sotto il controllo dei Ghassanidi, una popolazione araba cristianizzata fedele all'Impero Bizantino. Tuttavia, con l'avvento dell'Islam nel VII secolo, la situazione politica della regione cambiò radicalmente. Dopo la morte del profeta Maometto nel 632 d.C., i califfi che lo succedettero guidarono una serie di conquiste per espandere il dominio islamico.
Nel 636 d.C., l'esercito musulmano, sotto il comando del generale Khalid Ibn al-Walid, sconfisse decisamente le forze bizantine nella battaglia di Yarmuk. Questa vittoria fu un punto di svolta che permise ai musulmani di prendere il controllo della Giordania e della Siria. Due anni dopo, Gerusalemme cadde nelle mani dei musulmani, consolidando ulteriormente il dominio islamico nella regione.
Dopo la morte di Maometto e la guida dei primi quattro califfi ortodossi, la dinastia Omayyade prese il potere nel 661 d.C., con capitale a Damasco. Durante il periodo omayyade, la regione giordana divenne un centro vitale dell'Impero Islamico. Gli Omayyadi costruirono numerosi castelli nel deserto giordano, come Qusayr Amra e Qasr al-Kharanah, che fungevano da residenze, avamposti militari e luoghi di ristoro per le carovane.
La Giordania prosperò sotto gli Omayyadi, grazie al ripristino delle rotte commerciali e allo sviluppo di infrastrutture che favorirono il commercio e l'agricoltura. Le città giordane divennero centri di cultura, scienza e arte islamica. L'arabo sostituì il greco e l'aramaico come lingua principale, e l'Islam divenne la religione dominante, anche se i cristiani e gli ebrei furono generalmente tollerati come "genti del libro" (Dhimmi) e potettero continuare a praticare la loro fede in cambio del pagamento di un'imposta.
Nel 750 d.C., la dinastia Omayyade fu rovesciata dagli Abbasidi, una famiglia rivale che spostò la capitale dell'impero a Baghdad. Questo cambiamento ebbe conseguenze significative per la regione giordana, che perse la sua centralità politica ed economica. La nuova dinastia concentrò i propri sforzi sui territori orientali, portando a un graduale declino della Giordania e della Siria. Il commercio si spostò verso altre regioni, e la popolazione diminuì, portando a un impoverimento delle aree urbane e a un ritorno alla vita nomade per molti abitanti.
Nel X secolo, la parte meridionale della Giordania cadde sotto il controllo dei Fatimidi, una dinastia sciita proveniente dal Nord Africa, e poi sotto i Selgiuchidi turchi nel XI secolo. Queste continue lotte di potere indebolirono ulteriormente la regione, rendendola vulnerabile alle future invasioni crociate e alla dominazione dei Mamelucchi e, infine, degli Ottomani.
Nel 1517, la regione giordana cadde sotto il dominio dell'Impero Ottomano, a seguito delle campagne militari condotte dal sultano Selim I. La Giordania fu integrata nel vilayet di Damasco, una delle molte province dell'impero. Gli Ottomani imposero una rigida amministrazione territoriale, suddividendo l'impero in vilayati (province) governati da pascià, che godevano di un certo grado di autonomia, sebbene fossero sottoposti all'autorità suprema del sultano.
Sotto il dominio ottomano, la Giordania subì un graduale declino. La regione fu in gran parte trascurata dal governo centrale e cadde in uno stato di arretratezza economica e spopolamento. Gran parte della popolazione tornò a uno stile di vita nomade o seminomade, e molte città e insediamenti vennero abbandonati. Questa situazione di abbandono durò per diversi secoli, con solo occasionali tentativi da parte delle autorità ottomane di ristabilire il controllo sulla regione.
Nel XIX secolo, gli Ottomani tentarono di rafforzare il loro controllo sulla Giordania attraverso una serie di riforme amministrative e militari. Una delle iniziative più importanti fu la costruzione della ferrovia dell'Hegiaz, che collegava Damasco a Medina, passando per la Giordania. La ferrovia, finanziata dalla Germania, fu costruita per facilitare il trasporto dei pellegrini diretti alla Mecca e per rafforzare il controllo ottomano sulla regione.
Per proteggere la ferrovia, gli Ottomani schierarono una forza militare significativa lungo il suo percorso e incoraggiarono l'insediamento di circassi, fuggiti dalla Russia, in colonie lungo la ferrovia. Nonostante questi sforzi, il dominio ottomano in Giordania rimase fragile, e la popolazione araba, in particolare le tribù beduine, continuò a opporsi al controllo straniero.
Alla fine del XIX secolo, la crescente presenza degli interessi europei nella regione e la diffusione del nazionalismo arabo crearono ulteriori tensioni. Movimenti come il Sionismo e il Rinascimento Arabo cominciarono a prendere piede, ciascuno con l'obiettivo di stabilire uno stato autonomo nella regione. Mentre il Sionismo mirava a creare uno stato ebraico, il nazionalismo arabo cercava di unificare tutti gli arabi sotto una nazione unica.
Durante la Prima Guerra Mondiale, le tensioni tra l'Impero Ottomano e le popolazioni arabe raggiunsero il culmine. Sfruttando il malcontento delle tribù arabe contro il dominio ottomano, la Gran Bretagna sostenne la Grande Rivolta Araba nel 1916, promettendo la creazione di uno stato arabo indipendente in cambio del loro sostegno contro gli Ottomani. La rivolta, guidata da Sharif Hussein della Mecca e supportata da personaggi come T.E. Lawrence (Lawrence d'Arabia), ebbe successo nel liberare gran parte della penisola arabica, compresa la regione giordana.
Tuttavia, le promesse britanniche agli arabi si rivelarono vuote. Nel 1916, la Gran Bretagna e la Francia avevano già stipulato segretamente l'Accordo Sykes-Picot, che divideva il Medio Oriente in sfere di influenza tra le due potenze. Dopo la guerra, la Conferenza di Sanremo del 1920 formalizzò la divisione del territorio, ponendo la Giordania sotto il Mandato Britannico come parte della Palestina.
Nel 1921, Abdullah I, figlio di Sharif Hussein, entrò nella regione con l'intento di creare uno stato arabo indipendente. La Gran Bretagna, desiderosa di mantenere la stabilità nella regione e di consolidare il proprio controllo, accettò di sostenere la sua rivendicazione. Fu così che nacque l'Emirato di Transgiordania, con Abdullah come emiro, sotto la supervisione britannica.
Nel 1946, dopo la Seconda Guerra Mondiale e l'indebolimento del dominio coloniale britannico, la Transgiordania ottenne l'indipendenza completa e divenne ufficialmente il Regno Hashemita di Giordania. Abdullah I assunse il titolo di re, e la Giordania iniziò a costruire il proprio percorso come stato indipendente.
Nel 1948, la creazione dello Stato di Israele e la conseguente prima guerra arabo-israeliana ebbero un impatto profondo sulla Giordania. L'esercito giordano, la Legione Araba, partecipò al conflitto, riuscendo a mantenere il controllo della Cisgiordania e di Gerusalemme Est. Nel 1950, la Giordania annesse formalmente questi territori, rendendo la Cisgiordania parte integrante del regno. Questa annessione portò a un significativo aumento della popolazione giordana, con l'afflusso di centinaia di migliaia di profughi palestinesi.
Il conflitto con Israele rimase una questione centrale nella politica giordana per i decenni successivi. La Guerra dei Sei Giorni del 1967 segnò un altro momento cruciale, quando Israele occupò la Cisgiordania e Gerusalemme Est, portando a un nuovo esodo di palestinesi verso la Giordania. La perdita della Cisgiordania rappresentò un duro colpo per il regno, che dovette affrontare una crescente tensione interna tra la popolazione giordana e quella palestinese.
Nel 1970, il crescente potere dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP) in Giordania portò a un confronto armato tra l'OLP e il governo giordano. Questo conflitto, noto come "Settembre Nero", culminò in una sanguinosa repressione dell'OLP, che fu espulsa dalla Giordania e trasferì la propria base in Libano. La crisi segnò un momento di svolta nella politica giordana, con il re Hussein che riaffermò l'autorità dello stato sul suo territorio.
Nel corso degli anni '80 e '90, la Giordania adottò una politica di moderazione e di ricerca della pace. Nel 1994, la Giordania firmò un trattato di pace con Israele, diventando il secondo paese arabo, dopo l'Egitto, a stabilire relazioni diplomatiche con lo stato ebraico. Questo trattato fu un passo fondamentale verso la stabilizzazione della regione e permise alla Giordania di concentrarsi sullo sviluppo economico e sociale.
Dopo la morte di re Hussein nel 1999, suo figlio Abdullah II salì al trono. Re Abdullah II ha continuato sulla strada della moderazione, promuovendo riforme economiche, politiche e sociali. La Giordania ha cercato di mantenere una posizione equilibrata in una regione spesso caratterizzata da conflitti, fungendo da mediatore e da punto di riferimento per la stabilità.
Nel XXI secolo, la Giordania si trova ad affrontare numerose sfide, tra cui le pressioni economiche, l'instabilità regionale, la crisi dei rifugiati siriani e le questioni legate alla sicurezza. Tuttavia, il paese continua a svolgere un ruolo chiave come interlocutore moderato nel Medio Oriente. La Giordania ha sviluppato una società relativamente aperta e tollerante, con un'attenzione crescente alla modernizzazione, all'istruzione e ai diritti umani.