Articoli India
- Dati generali
- Città dell'India
- Cosa vedere
- Economia
- Popoli
- Bandiera India
- Cartina India
- Risorse esterne
Loading...
L'India, con la sua storia millenaria, è una delle civiltà più antiche e ricche di diversità al mondo. Con un passato segnato da invasioni, imperi, colonialismo e movimenti di indipendenza, la storia dell'India è una narrazione complessa che ha influenzato non solo il subcontinente, ma anche il resto del mondo. Dalle prime invasioni ariane alle glorie dell'Impero Moghul, fino alla lunga lotta per l'indipendenza dal dominio britannico, esploreremo i momenti chiave che hanno definito l'India moderna.
La storia dell'India antica comincia con la Civiltà della Valle dell'Indo, una delle prime grandi civiltà urbane, fiorita intorno al 3300-1300 a.C. nelle regioni dell'attuale Pakistan e dell'India nord-occidentale. I centri urbani di Harappa e Mohenjo-Daro mostrano avanzati sistemi di urbanizzazione e sofisticate strutture sociali. Tuttavia, intorno al 1500 a.C., la civiltà della Valle dell'Indo cominciò a declinare, e l'India entrò in una nuova fase con l'invasione di popolazioni indoeuropee provenienti dall'Iran, conosciute come gli Ariani.
Gli Ariani portarono con sé una nuova struttura sociale e culturale, introducendo il sistema delle caste e la religione vedica, che sarebbe diventata la base dell'induismo. Questa società, basata su gerarchie rigide, aveva al vertice i Brahmini, i sacerdoti, seguiti dai Kshatriya, i guerrieri, i Vaishya, i mercanti, e i Shudra, i servi. Questo sistema di caste influenzò profondamente la cultura e la struttura sociale dell'India per i millenni successivi.
Nel 327 a.C., l'India nord-occidentale fu invasa da Alessandro Magno, che dopo aver attraversato l'Afghanistan con il suo esercito, conquistò brevemente parti dell'attuale Punjab. Sebbene la permanenza di Alessandro in India fosse breve, la sua invasione ebbe conseguenze a lungo termine, in quanto introdusse elementi culturali e militari ellenistici nel subcontinente.
Dopo la ritirata di Alessandro, nel II secolo a.C. si sviluppò una civiltà indogreca nella regione della Battriana (l'attuale Afghanistan settentrionale). I re indogreci, tra cui il famoso Menandro I, portarono una mescolanza culturale unica, fondendo elementi della cultura greca e indiana. Questa fusione influenzò in particolare l'arte, la filosofia e le pratiche religiose, dando vita a una civiltà di grande interesse storico.
L'India visse un periodo di prosperità e stabilità durante il regno della dinastia Gupta (circa 320-550 d.C.), un'epoca spesso definita come l'Età d'Oro dell'India. I sovrani Gupta furono in grado di unificare gran parte dell'India settentrionale e centrale sotto il loro dominio, promuovendo la scienza, la letteratura, l'arte e la religione.
Durante questo periodo, l'induismo rifiorì come religione dominante, anche se il buddismo continuava a esercitare una significativa influenza. Le scienze fecero grandi progressi, in particolare in campi come la matematica e l'astronomia. Il concetto di zero, così come il sistema numerico decimale, furono sviluppati durante quest'epoca. Tuttavia, l'Impero Gupta iniziò a disgregarsi a causa delle invasioni degli Unni nel VI secolo d.C., portando l'India in una fase di frammentazione e vulnerabilità.
A partire dal X secolo, l'India cominciò a subire le prime incursioni da parte delle forze islamiche, in particolare da parte di eserciti provenienti dall'Afghanistan e dalla Persia. Le prime spedizioni di saccheggio furono seguite da vere e proprie invasioni, culminate nella conquista di Delhi e nella fondazione del Sultanato di Delhi nel 1206.
Questo periodo vide l'introduzione dell'islam in India, un evento che avrebbe avuto profonde ripercussioni culturali e religiose. Sebbene i conquistatori musulmani e la popolazione indù rimanessero in gran parte separati, ci furono comunque interazioni culturali che portarono alla nascita di nuove forme artistiche e architettoniche. I Rajput, una casta guerriera, furono tra i pochi gruppi che riuscirono a mantenere una certa indipendenza durante questo periodo, continuando a resistere alle incursioni islamiche.
Nel 1526, un nuovo capitolo della storia indiana iniziò con la fondazione dell'Impero Moghul. La dinastia Moghul, discendente da Tamerlano e Gengis Khan, si impose come una delle più potenti e influenti dell'India. Il primo imperatore, Babur, sconfisse il Sultanato di Delhi nella battaglia di Panipat e stabilì il suo dominio su gran parte dell'India settentrionale.
Sotto il regno di Akbar il Grande (1556-1605), l'impero raggiunse l'apice della sua potenza e prosperità. Akbar è ricordato per la sua politica di tolleranza religiosa e per i suoi sforzi per unire musulmani e indù sotto un'unica amministrazione. Creò un sistema di governo centralizzato e incoraggiò il dialogo interreligioso, fondando persino una nuova religione chiamata Din-i Ilahi, un tentativo di armonizzare diverse fedi.
L'impero Moghul fu anche famoso per i suoi straordinari progressi architettonici e artistici. Il Taj Mahal, costruito dall'imperatore Shah Jahan in memoria della moglie Mumtaz Mahal, è uno degli esempi più celebri dell'architettura moghul e una delle meraviglie del mondo moderno.
Nonostante la sua potenza iniziale, l'Impero Moghul iniziò a decadere nel XVIII secolo, indebolito da ribellioni interne e dall'incapacità dei successori di Akbar di mantenere il controllo sulle province. Nel frattempo, le potenze europee, in particolare i portoghesi, gli olandesi, i francesi e gli inglesi, iniziarono a stabilire basi commerciali lungo le coste indiane.
Tra queste, gli Inglesi divennero la forza predominante grazie alla loro Compagnia delle Indie Orientali. Inizialmente impegnata in attività commerciali, la Compagnia delle Indie acquisì gradualmente poteri politici e militari, sovrapponendosi alle autorità locali e governando ampie porzioni del subcontinente.
Nel 1857, un'insurrezione conosciuta come la Rivolta dei Sepoy (o Primo Movimento d'Indipendenza) scoppiò tra i soldati indiani al servizio della Compagnia delle Indie. Sebbene la rivolta fu repressa, segnò un punto di svolta nella storia indiana. In seguito alla rivolta, il controllo dell'India passò ufficialmente dalla Compagnia delle Indie alla Corona Britannica, con la regina Vittoria proclamata Imperatrice delle Indie nel 1876.
Durante il dominio britannico, l'India fu soggetta a un intenso sfruttamento economico, con l'agricoltura e l'industria tessile locali devastate dalla concorrenza dei prodotti britannici. Tuttavia, l'influenza britannica portò anche allo sviluppo di infrastrutture moderne, come ferrovie e strade, e all'introduzione di un sistema legale e amministrativo centralizzato.
Verso la fine del XIX secolo, l'India cominciò a vedere i primi segni di un movimento nazionale per l'indipendenza. La nascita del Partito del Congresso Indiano nel 1885 segnò l'inizio di un'era di attivismo politico contro il dominio coloniale. Una figura centrale in questo movimento fu Mahatma Gandhi, che adottò una strategia di resistenza non violenta contro gli inglesi.
Gandhi guidò campagne di disobbedienza civile, come il famoso Salt March del 1930, durante il quale protestò contro il monopolio britannico sul sale. La sua filosofia di ahimsa (non violenza) e la sua capacità di mobilitare milioni di indiani portarono l'India sempre più vicina all'indipendenza.
Dopo decenni di lotte politiche e disobbedienza civile, l'India ottenne finalmente l'indipendenza il 15 agosto 1947. Tuttavia, il processo di indipendenza fu segnato da una divisione drammatica. La creazione di due Stati indipendenti, l'Unione Indiana (a maggioranza indù) e il Pakistan (a maggioranza musulmana), portò a violenze settarie e a uno dei più grandi esodi di massa della storia moderna, con milioni di persone costrette a lasciare le proprie case.
La divisione lasciò cicatrici profonde nel tessuto sociale dell'India e del Pakistan, con il Kashmir come punto focale di tensioni politiche e militari che perdurano ancora oggi. Nel 1948, solo pochi mesi dopo l'indipendenza, Gandhi fu assassinato da un fanatico indù che lo accusava di essere troppo indulgente nei confronti dei musulmani.
Dopo l'indipendenza, Jawaharlal Nehru, il primo Primo Ministro dell'India, avviò un ambizioso programma di modernizzazione e sviluppo economico. Nehru adottò una politica di non allineamento, cercando di mantenere l'India neutrale nella Guerra Fredda, pur stringendo legami economici e politici sia con l'Unione Sovietica che con l'Occidente.
Sotto la guida di Nehru, l'India cercò di costruire un'economia mista, combinando elementi di socialismo con iniziative private, e promosse la scienza e la tecnologia come motori dello sviluppo. Nehru gettò anche le basi per la costruzione di una democrazia solida, basata su una Costituzione che garantiva diritti civili e una struttura federale.
Dopo la morte di Nehru nel 1964, la sua figlia Indira Gandhi salì al potere e affrontò numerose sfide interne ed esterne. La sua politica di nazionalizzazione delle banche e la modernizzazione dell'economia, così come la sua lotta contro la crescita demografica, furono accolte con controversie.
Nel 1975, Indira dichiarò lo stato d'emergenza, sospendendo le libertà civili e governando in modo autoritario per due anni. Nonostante le critiche, la sua leadership contribuì a mantenere l'unità dell'India in un periodo di instabilità e disordini. Nel 1984, Indira Gandhi fu assassinata dalle sue guardie del corpo sikh, in seguito alla sua controversa decisione di inviare l'esercito al Tempio d'Oro di Amritsar, un importante sito religioso sikh, per reprimere un'insurrezione.
Dopo la morte di Indira Gandhi, suo figlio Rajiv Gandhi tentò di portare avanti riforme economiche e sociali. Tuttavia, anche lui fu vittima di un attentato nel 1991. Da allora, l'India ha continuato a evolversi come una delle democrazie più grandi al mondo, con una crescente economia globale e un'influenza sempre maggiore sulla scena internazionale.