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L'Australia, un vasto paese ricco di storia, è oggi una nazione prospera e moderna. Tuttavia, il suo percorso verso la formazione di una società complessa e indipendente è stato segnato da numerosi avvenimenti storici che hanno plasmato il suo sviluppo.
Prima che l'Australia diventasse il fulcro dell'interesse coloniale europeo, era conosciuta solo vagamente da esploratori olandesi e spagnoli del XVII secolo. La data esatta della scoperta del continente australiano rimane incerta, ma si hanno notizie di spedizioni documentate a partire dal 1500. Tra i primi a navigare lungo le sue coste furono i membri della spedizione di Magellano nel 1521, che si pensa abbia avvistato parti dell'ovest del continente, anche se l'esplorazione rimase limitata.
Altri navigatori olandesi, come Willem Janszoon, furono tra i primi europei a cartografare parte della costa settentrionale del continente nel 1606, chiamando questa nuova terra "New Holland". Tuttavia, queste prime scoperte non portarono a un'immediata colonizzazione, e l'interno del continente rimase per lungo tempo sconosciuto.
Fu nel 1770 che il capitano James Cook, uno dei più importanti esploratori britannici, arrivò lungo la costa orientale dell'Australia. Durante il suo viaggio, Cook prese formalmente possesso di queste terre per conto della Gran Bretagna, dando inizio al futuro dominio britannico sul continente. Cook sbarcò a Botany Bay, un'area oggi situata nei sobborghi di Sydney, e chiamò la regione "New South Wales" (Nuovo Galles del Sud), segnando l'inizio di una nuova era nella storia dell'Australia.
L'arrivo di Cook aprì la strada alla colonizzazione formale, e nel 1788 fu fondata la prima colonia britannica a Port Jackson, oggi conosciuta come Sydney. Questo avvenimento segnò l'inizio di una lunga fase di insediamenti che avrebbero trasformato la storia del continente.
Uno dei motivi principali per cui la Gran Bretagna iniziò la colonizzazione dell'Australia fu la necessità di trovare una nuova destinazione per i suoi detenuti. Dopo la Rivoluzione Americana (1776-1783), la Gran Bretagna perse le sue colonie in Nord America, dove erano stati inviati migliaia di prigionieri. Come soluzione, si decise di utilizzare l'Australia come nuova colonia penale. Così, dal 1788, migliaia di condannati britannici furono trasportati in Australia, dove avrebbero scontato la loro pena lavorando per i coloni.
Il sistema delle colonie penali giocò un ruolo centrale nella storia della prima Australia. La manodopera dei prigionieri contribuì in modo significativo allo sviluppo delle prime infrastrutture e all'espansione agricola della giovane colonia. Il Nuovo Galles del Sud, che comprendeva gran parte della costa orientale, divenne la principale destinazione per i condannati, ma altre colonie vennero fondate negli anni successivi, come Tasmania e Australia Meridionale.
Tuttavia, già a partire dagli anni 1830, iniziò a emergere una nuova fase della colonizzazione. L'arrivo di immigrati liberi dalla Gran Bretagna e da altre parti d'Europa cominciò a crescere, e il sistema penale entrò in crisi. Molte colonie cercavano di attrarre coloni liberi con l'obiettivo di sviluppare l'agricoltura e l'industria locale, e già negli anni 1850 il sistema di deportazione dei prigionieri iniziò a essere progressivamente abolito. La colonizzazione penale continuò in Australia occidentale fino al 1856, ma il suo declino segnò l'inizio di una fase di più ampia immigrazione volontaria.
Durante questo periodo, l'economia australiana cominciò a diversificarsi grazie alla produzione di lana e allo sviluppo della pastorizia ovina, attività che divennero il motore economico della colonia.
Uno degli eventi più significativi nella storia dell'Australia del XIX secolo fu la scoperta dell'oro. A partire dagli anni 1850, furono scoperti importanti giacimenti d'oro in diverse parti del continente, tra cui nel Victoria e nel Nuovo Galles del Sud. Queste scoperte attirarono migliaia di immigrati da tutto il mondo, inclusi cinesi, europei e americani, dando origine a una vera e propria corsa all'oro.
La corsa all'oro non solo portò a una crescita demografica senza precedenti, ma trasformò anche l'economia australiana. La prosperità generata dall'estrazione dell'oro stimolò l'espansione urbana e favorì la creazione di nuove infrastrutture. Città come Melbourne e Sydney conobbero un rapido sviluppo, diventando i principali centri economici del continente.
Nonostante l'importanza dell'oro, la pastorizia rimase una componente fondamentale dell'economia australiana. L'allevamento di pecore per la produzione di lana continuò a espandersi, grazie anche all'ampia disponibilità di terre. L'Australia divenne uno dei maggiori esportatori di lana al mondo, fornendo materie prime all'industria tessile britannica e favorendo l'integrazione dell'economia australiana nel sistema commerciale globale.
Nel corso del XIX secolo, le colonie australiane iniziarono a sviluppare le proprie istituzioni politiche. Nel 1842, il Nuovo Galles del Sud ottenne il permesso dal governo britannico di creare un organismo legislativo autonomo, e negli anni successivi altre colonie seguirono lo stesso percorso. Nel 1859, Tasmania, Victoria, Nuovo Galles del Sud e Australia Meridionale ottennero l'autogoverno, basato su costituzioni locali che garantivano una certa autonomia rispetto al governo britannico.
L'autogoverno delle colonie permise loro di gestire le proprie questioni interne, pur rimanendo sotto la sovranità della Gran Bretagna. Tuttavia, questa fase di autonomia non segnò la fine della dominazione britannica, ma piuttosto un primo passo verso l'indipendenza politica.
Alla fine del XIX secolo, le diverse colonie australiane iniziarono a discutere la possibilità di unirsi in una federazione. Nel 1885 fu creato il Consiglio Federale d'Australia, che rappresentava un primo tentativo di cooperazione tra le colonie. Tuttavia, fu solo nel 1897 che venne redatta una costituzione federale, approvata due anni dopo.
Nel 1900, il Parlamento britannico ratificò la costituzione della nuova federazione, e il 1º gennaio 1901 nacque ufficialmente la "Commonwealth of Australia". Le sei colonie australiane si unirono in un'unica entità federale, mantenendo però una notevole autonomia a livello locale. La nascita della Commonwealth segnò l'inizio di una nuova fase nella storia dell'Australia, con un governo nazionale che rappresentava gli interessi di tutte le colonie.
All'inizio del XX secolo, l'Australia cominciò a partecipare attivamente agli affari internazionali, soprattutto sotto l'influenza della Gran Bretagna. Durante la Prima Guerra Mondiale (1914-1918), l'Australia inviò truppe a combattere al fianco degli Alleati, e la sua partecipazione ebbe un forte impatto sulla società australiana. L'esperienza bellica contribuì a rafforzare il senso di identità nazionale, ma anche a sottolineare le difficoltà economiche e sociali del paese.
Al termine della guerra, l'Australia ottenne il mandato fiduciario su alcune ex colonie tedesche nel Pacifico, come le isole Salomone, Bismarck e la Nuova Guinea Occidentale, aumentando la sua influenza nella regione.
La Grande Depressione ebbe un impatto devastante sull'economia australiana. L’agricoltura e l'industria, settori chiave del paese, subirono un rallentamento drammatico, e il tasso di disoccupazione raggiunse livelli allarmanti. Il crollo delle esportazioni di lana e altri prodotti agricoli contribuì alla recessione, con una riduzione delle entrate che causò una crisi fiscale per molti governi statali.
Il governo australiano, guidato dal Partito Laburista, cercò di rispondere alla crisi con una serie di riforme economiche. Tuttavia, queste misure, comprese politiche di austerità e tagli alla spesa pubblica, si rivelarono impopolari e non riuscirono a risolvere i problemi economici del paese. Nel 1931, il Partito Laburista fu sconfitto alle elezioni, e il nuovo governo, guidato dal Partito dell'Australia Unita, adottò un approccio più conservatore per affrontare la crisi economica.
Nonostante le difficoltà economiche, gli anni '30 furono anche un periodo di modernizzazione per l'Australia. Il paese iniziò a diversificare la sua economia, sviluppando settori industriali che in precedenza erano stati marginali rispetto all’agricoltura. La crescita dell'industria manifatturiera e delle infrastrutture urbane contribuì a una lenta ripresa economica.
Un altro fattore chiave nella ripresa dell'Australia fu la crescente domanda di prodotti agricoli da parte dei paesi in via di sviluppo e delle potenze emergenti. L’industria della lana e la pastorizia continuarono a giocare un ruolo centrale nell'economia del paese, ma con il tempo si svilupparono anche nuove industrie, come quelle legate alla lavorazione dei minerali e alla produzione di macchinari.
Durante la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945), l'Australia giocò un ruolo significativo come alleata del Regno Unito e degli Stati Uniti. Il coinvolgimento australiano nel conflitto ebbe inizio nel 1939, quando il paese dichiarò guerra alla Germania. Tuttavia, fu l'avanzata giapponese nel Pacifico, dopo l'attacco di Pearl Harbor nel 1941, a spingere l'Australia a rafforzare i suoi legami con gli Stati Uniti.
Con l'invasione giapponese delle isole del Pacifico, l'Australia divenne una base strategica per le operazioni militari americane e alleate nella regione. Durante la guerra, le forze australiane combatterono in numerose campagne nel Pacifico e nel sud-est asiatico, guadagnando esperienza e rafforzando l’orgoglio nazionale. Il governo australiano, guidato da John Curtin, strinse forti alleanze con gli Stati Uniti, segnando l'inizio di una partnership che avrebbe avuto importanti conseguenze anche dopo la guerra.
Dopo la guerra, l'Australia continuò a rafforzare le sue relazioni con gli Stati Uniti e altre nazioni del Pacifico. Il paese aderì a organizzazioni internazionali di difesa come l'ANZUS (Australia, New Zealand, United States Security Treaty) e la SEATO (Southeast Asia Treaty Organization), posizionandosi come una potenza regionale impegnata nella stabilità e nella sicurezza dell'Asia-Pacifico.
Il coinvolgimento dell'Australia negli affari regionali rifletteva non solo la sua crescente influenza internazionale, ma anche il riconoscimento della vulnerabilità strategica del paese, specialmente dopo l’esperienza della guerra. L'impegno australiano nel mantenere la sicurezza regionale sarebbe diventato una costante nella politica estera del paese nel corso del XX secolo.
Il periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale fu caratterizzato da un boom economico in Australia, che contribuì a trasformare radicalmente la società del paese. La domanda globale di risorse naturali australiane, come minerali, metalli e prodotti agricoli, portò a una crescita sostenuta e a un aumento del tenore di vita.
Durante gli anni '50 e '60, il governo australiano adottò politiche volte a stimolare lo sviluppo economico, inclusi massicci investimenti in infrastrutture, come dighe, ferrovie e autostrade. Questo periodo vide anche un notevole afflusso di immigrati europei.
Uno degli aspetti più controversi della storia dell'Australia nel XX secolo fu la politica dell'immigrazione conosciuta come "White Australia Policy". Questa politica, che favoriva l'immigrazione di persone di origine europea e scoraggiava quella da altre parti del mondo, rimase in vigore fino agli anni '70.
Nel dopoguerra, tuttavia, la crescente domanda di manodopera e le pressioni internazionali portarono a un graduale cambiamento. Nel 1973, il governo australiano, guidato dal Primo Ministro Gough Whitlam, abolì formalmente la "White Australia Policy", aprendo il paese a immigrati provenienti da Asia, Medio Oriente e altre regioni.
Oggi, l'Australia è una nazione moderna e dinamica, fortemente integrata nell'economia globale. Il paese continua a essere uno dei principali esportatori di materie prime come carbone, ferro e gas naturale, e il settore agricolo rimane una parte importante dell'economia. Tuttavia, l'Australia ha anche sviluppato una solida base industriale e tecnologica, con settori come la finanza, l'educazione e il turismo che svolgono un ruolo chiave.
In politica estera, l'Australia mantiene forti legami con gli Stati Uniti e altre potenze occidentali, ma ha anche rafforzato le sue relazioni con le nazioni del sud-est asiatico e del Pacifico. Il paese è membro di importanti organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite, il G20 e l'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation), e gioca un ruolo attivo nelle questioni di sicurezza e cooperazione economica nella regione Asia-Pacifico.