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Se la parte occidentale dell'altopiano ha subito fin da tempi antichi l'influsso delle popolazioni nilotiche e manifesta ancor oggi un sostrato etnico sudanese, il resto dell'Eritrea è abitato da genti etiopidi, che si distinguono soprattutto per la lingua. Idiomi camitici sono parlati da numerose tribù dislocate sia a nord-ovest, nel bacino dell'Anseba, sia nel sud-est, lungo la costa del mar Rosso, oltre che nella regione centrale, fra Massaua e il confine etiopico e nella Dancalia. Il resto della popolazione è di lingua semita, con prevalenza di Tigrini (il Tigre designa un'ampia regione storico-linguistica a cavallo fra l'Eritrea e l'Etiopia, oltre che la contigua provincia etiopica a sud del fiume Mareb). Mentre le genti camitiche si dedicano in prevalenza alla pastorizia e praticano la religione musulmana, i camiti sono agricoltori di religione cristiana monofisita (copti). Assai scarsa è la densità della popolazione, concentrata soprattutto intorno alla capitale Asmara e lungo le valli che solcano l'altopiano. Assai scarsamente abitata è l'arida e calda fascia costiera, dove sorge la città portuale di Massaua, che è collegata ad Asmara da strade e ferrovie costruite durante l'occupazione italiana' Altri centri di una certa importanza sono Keren, Akordat e Adi Ugri, tutti sull'altopiano, e Aseb, il secondo porto marittimo, in strategica posizione presso lo stretto di Bab al Mandab. La maggior parte della popolazione vive in villaggi agricoli, disseminati nelle aree più fertili del Paese. Il villaggio resta il tipo insediativo più caratteristico dell'altopiano ed è legato anche alle antiche tradizioni di organizzazione tribale della società. Molte popolazioni praticano ancora il nomadismo, specie nelle aree steppiche. La dinamica demografica ha visto una notevole crescita dal 1951 (circa un milione d'abitanti) al 1988 (oltre tre milioni), al 2004 (4,2 milioni): un aumento più elevato rispetto alla vicina Etiopia, alla quale l'Eritrea fu unita politicamente nell'ultimo quarantennio. Questo nonostante la sanguinosa guerra civile, che ha causato perdite fra la popolazione giovane e ha favorito un certo flusso emigratorio, specie verso l'Italia, il Paese cui è legata da una storia pluridecennale. Nella capitale vive ancora una minoranza di Italiani, stabilitisi nell'ex colonia prima del secondo conflitto mondiale