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Economia del Madagascar




Le attività agricole, pur estendendosi solo sul 6% della superficie territoriale, impegnano la larghissima maggioranza della popolazione, e producono il 29% del prodotto interno lordo. A partire dal 1983, tuttavia, è stata messa in atto la liberalizzazione del commercio del riso, il prodotto principale del Paese, cui è destinata la maggior parte del territorio coltivato. Presente quasi in ogni regione, a eccezione che nelle terre sud-occidentali, la risicoltura assume carattere intensivo nei bacini alluvionali dell'interno e in particolare nei pressi del lago Alaotra e vicino alla capitale. Fra le altre produzioni maggiori destinate al consumo interno va ricordata anche la manioca. Il Madagascar vanta anche alcune colture destinate all'esportazione, fra le quali la principale è quella del caffè, e produzioni assai particolari, come quelle dei chiodi di garofano e della vaniglia. Assai praticato è l'allevamento bovino, che non essendo sottoposto alle limitazioni imposte in varie parti dell'Africa tropicale dagli endemismi patogeni, è sviluppato forse in modo eccessivo in relazione all'estensione delle zone a pascolo disponibili.
Numerosi sono i minerali racchiusi nel sottosuolo. Principalmente sono sfruttati i giacimenti di cromite, di grafite e di mica. Tuttavia, sebbene il Madagascar sia uno dei principali produttori mondiali di grafite, il valore complessivo delle vendite all'estero di questi due prodotti è estremamente limitato. La produzione energetica prevede lo sfruttamento dei campi carboniferi di Sakoa (Toliara) e quello di alcuni giacimenti petroliferi (piccole raffinerie sono in funzione a Toamasina e a Bemolanga). Decisamente limitato è lo sviluppo del settore industriale, che sinora concerne esclusivamente la trasformazione di alcuni prodotti agricoli locali (lavorazione del riso, produzione della tapioca, inscatolamento di carni bovine, distillazione di liquori, tessitura del cotone). Modesto è il commercio con l'estero: il Madagascar esporta prevalentemente prodotti agricoli e importa una larga quantità di prodotti finiti. Il tradizionale deficit commerciale del Paese, tendenzialmente aggravato dall'aumento dei consumi interni legato all'aumento della popolazione, viene tuttavia contenuto grazie all'applicazione di severi controlli sulle importazioni.


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