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La storia del Madagascar




Il Madagascar, la quarta isola più grande del mondo, ha una storia che abbraccia millenni. Questa terra, isolata geograficamente dal resto del continente africano, ha sviluppato una cultura unica, una biodiversità straordinaria e una storia ricca di incontri tra civiltà. Esploreremo le fasi principali della storia del Madagascar, dalle origini antiche fino all'indipendenza nel XX secolo, mettendo in luce le influenze culturali, i cambiamenti politici e le lotte per l'autodeterminazione.

Le Origini e i Primi Popolamenti

Antiche Migrazioni e Insediamenti Preistorici

Il Madagascar è stato colonizzato da esseri umani relativamente tardi rispetto ad altre parti del mondo. Le prime tracce di presenza umana risalgono a circa 2.000 anni fa, quando gruppi di naviganti austronesiani provenienti dal Sud-est asiatico sbarcarono sull'isola. Questi primi abitanti portarono con sé conoscenze agricole, domesticarono animali e introdussero piante come il riso e la banana, che divennero fondamentali nell'economia malgascia.

A questi pionieri si unirono successivamente gruppi bantu provenienti dall'Africa orientale, che contribuirono alla diversità etnica e culturale dell'isola. Questo miscuglio di influenze ha dato origine a una popolazione etnicamente mista, con tradizioni e lingue che riflettono le loro diverse origini.

La Civiltà Merina e la Fondazione di Antananarivo

Durante i secoli, diverse etnie si stabilirono in varie regioni del Madagascar, sviluppando culture e sistemi politici distinti. Tra questi, il gruppo Merina, di origine austronesiana, divenne particolarmente influente. Nel XVII secolo, sotto la guida del re Andrianjaka, i Merina fondarono la città di Antananarivo, che divenne la capitale del loro regno. Questo segnò l'inizio di un processo di unificazione politica delle alteterre centrali, che sarebbe culminato nel XVIII secolo sotto il re Andrianampoinimerina.

L'Era del Contatto con l'Occidente

Prime Esplorazioni Europee e Tentativi di Colonizzazione

I primi europei a raggiungere il Madagascar furono i portoghesi, guidati da Diogo Dias, che avvistò l'isola nel 1500 durante un viaggio verso l'India. Tuttavia, fu solo nel XVII secolo che gli europei iniziarono a interessarsi attivamente al Madagascar. Nel 1643, il francese Jacques Pronis dichiarò l'isola sotto la giurisdizione di Luigi XIII e fondò il Fort-Dauphin nel sud-est dell'isola. Nonostante questi sforzi iniziali, la colonizzazione europea incontrò numerosi ostacoli, tra cui resistenze locali e malattie tropicali, e la fortezza fu abbandonata nel 1674.

Durante il XVIII secolo, le coste del Madagascar divennero un rifugio per pirati e avventurieri europei. Alcuni di loro tentarono persino di fondare stati indipendenti, come la leggendaria Repubblica di Libertalia, un'utopia pirata che, sebbene probabilmente esagerata, riflette il caos e l'anarchia che caratterizzarono l'epoca.

La Crescita del Regno Merina

Mentre gli europei lottavano per stabilire una presenza stabile sull'isola, il regno Merina si espandeva sotto la guida di re come Andrianampoinimerina. Questi monarchi riuscirono a unificare gran parte dell'isola, imponendo il loro dominio sui Betsileo e scoraggiando le incursioni dei Sakalava, un potente gruppo etnico della costa occidentale. L'aspirazione del regno Merina era chiara: fare del Madagascar un'unica entità politica, un obiettivo sintetizzato nel motto di Andrianampoinimerina, "Il mare sarà il limite della mia risaia".

Radama I e l'Apertura del Madagascar

Nel XIX secolo, sotto il regno di Radama I, il Madagascar entrò in una nuova fase di modernizzazione e apertura verso l'Occidente. Radama I, consapevole della necessità di rafforzare il suo regno, accolse missionari e consiglieri europei, in particolare protestanti inglesi, che introdussero nuove tecnologie, armi e, soprattutto, l'istruzione. Sotto il suo regno, furono aperte le prime scuole dell'isola, e l'alfabetizzazione cominciò a diffondersi tra la popolazione.

Le Dinastie Malgascie e l'Opposizione alla Colonizzazione

Ranavalona I e la Resistenza alle Influenze Straniere

Alla morte di Radama I, il trono passò alla sua moglie e cugina Ranavalona I, una delle figure più controverse della storia malgascia. Ranavalona I si oppose fermamente all'influenza straniera, espellendo i missionari e perseguitando chiunque fosse sospettato di sostenere gli europei. Durante il suo regno, il Madagascar rimase chiuso all'esterno, resistendo alle pressioni coloniali, nonostante i tentativi di rappresaglia da parte delle potenze europee.

Questa politica isolazionista, sebbene efficace nel preservare l'indipendenza del regno, ebbe costi elevati in termini di vite umane e stagnazione economica. Le condizioni di vita peggiorarono, e il regno divenne sempre più vulnerabile alle minacce esterne.

La Ri-Apertura del Madagascar e la Dominazione Europea

Con la morte di Ranavalona I, il Madagascar riaprì gradualmente le sue porte agli europei sotto il regno di Radama II e delle successive regine. Tuttavia, la pressione coloniale divenne sempre più intensa, culminando in due guerre franco-malgasce nel 1883 e nel 1894. Dopo la sconfitta delle forze malgasce, l'isola fu annessa alla Francia nel 1896, diventando ufficialmente una colonia.

L'Era Coloniale Francese

La colonizzazione francese segnò un periodo di profonde trasformazioni per il Madagascar. Il generale Gallieni, il primo governatore francese, adottò una politica di "pacificazione" che si tradusse in una repressione brutale delle resistenze locali. La regina Ranavalona III, l'ultima sovrana del Madagascar, fu deposta ed esiliata, mentre il potere passò completamente nelle mani dei colonizzatori.

Durante il periodo coloniale, i francesi intrapresero lo sviluppo delle infrastrutture, come la costruzione di strade e ferrovie, e promosse l'economia di piantagione, con un'enfasi su colture come il caffè, la vaniglia e il sisal. Tuttavia, la dominazione coloniale portò anche a profonde disuguaglianze sociali ed economiche, con la popolazione malgascia relegata a un ruolo di subordinazione.

La Crescita del Nazionalismo Malgascio

Nonostante la repressione coloniale, il sentimento nazionalista cominciò a crescere tra la popolazione malgascia, soprattutto dopo la Prima Guerra Mondiale. Figure come Jean Ralaimongo emergono come leader del movimento per l'indipendenza, rivendicando uguaglianza di diritti e autonomia. Tuttavia, fu solo dopo la Seconda Guerra Mondiale che il movimento nazionalista prese davvero slancio.

La Strada Verso l'Indipendenza

La Rivolta del 1947 e le Sue Conseguenze

Nel 1947, il Madagascar fu scosso da una violenta rivolta contro la dominazione francese. La ribellione, iniziata sulla costa orientale, si estese rapidamente, ma fu brutalmente repressa dalle forze francesi, con migliaia di malgasci uccisi. Nonostante la sconfitta, la rivolta del 1947 segnò un punto di svolta, dimostrando la crescente determinazione della popolazione malgascia a liberarsi dal giogo coloniale.

Le Riforme Postbelliche e l'Indipendenza

Dopo la rivolta, la Francia fu costretta a concedere una maggiore autonomia al Madagascar. Nel 1956, una nuova legge quadro permise l'istituzione di un governo locale e l'estensione del diritto di voto. Tuttavia, il processo verso l'indipendenza fu accelerato dal ritorno al potere di Charles de Gaulle, che favorì la decolonizzazione dei territori francesi in Africa.

Il 14 ottobre 1958, il Madagascar proclamò la sua Repubblica, e il 26 giugno 1960, l'isola ottenne finalmente l'indipendenza completa. Philibert Tsiranana, il primo presidente della Repubblica del Madagascar, fu un leader moderato che cercò di mantenere stretti legami con la Francia, pur affrontando le sfide interne di un paese appena nato.

Il Madagascar Post-Indipendenza

La Presidenza di Tsiranana e le Tensioni Sociali

Sebbene l'indipendenza avesse portato speranza, il Madagascar post-coloniale dovette affrontare numerosi problemi. La presidenza di Tsiranana, caratterizzata da politiche filofrancesi, iniziò a perdere consenso, soprattutto tra le comunità delle alteterre centrali, che si sentivano escluse dalle decisioni governative. Le disuguaglianze regionali e sociali si acuirono, portando a tensioni che culminarono in disordini e proteste nel 1971 e nel 1972.

Il Regime Militare e la Seconda Repubblica

Nel 1972, a seguito delle crescenti tensioni sociali e politiche, il governo di Tsiranana fu rovesciato da un colpo di stato militare guidato dal generale Gabriel Ramanantsoa. Questo segnò l'inizio di un periodo di instabilità politica, con il Madagascar che si distanziò ulteriormente dalla Francia e abbracciò politiche socialiste sotto la guida di Didier Ratsiraka, che divenne presidente nel 1975.

Ratsiraka, autodefinitosi "Ammiraglio Rosso", introdusse una serie di riforme radicali, nazionalizzando settori chiave dell'economia e cercando di ridurre l'influenza straniera. Tuttavia, le sue politiche provocarono una grave crisi economica e una crescente insoddisfazione tra la popolazione, che avrebbe portato a ulteriori turbolenze negli anni successivi.


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