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Non importa come le guardi, le Simien Mountains vi lascerranno senza parole. Per gli amanti degli animali, la trepidazione è di sedersi tra 100 babbuini. Intensi fenomeni erosivi hanno trasformato il massiccio del Simien in uno dei paesaggi di maggior effetto a livello mondiale: uno scenario fatto di vette con altezze che raggiungono i 4400 m circa, gole basaltiche con fiumi che scorrono tra rocce dal profilo tormentato e creste aguzze con precipizi profondi anche 1500 m. Su tutto questo domina il Ras Dashan, che con i suoi 4620 m è il quarto monte più alto dell'Africa. Il parco nazionale che prende il nome dal massiccio montuoso offre un rifugio a diverse specie animali rare, fra cui tre mammiferi che vivono esclusivamente qui. Il caberù o lupo d'Abissinia ha dimensioni notevoli, con un'altezza al garrese di 60 centimetri e lunghe zampe. Attualmente gli effettivi della specie nel Parco di Simien si calcolano in venti esemplari, una quantità molto più esigua di quella minima vitale (250 individui) per una popolazione di carnivori. Anche lo stambecco d'Abissinia versa in uno stato di conservazione piuttosto precario. Alto dai 50 ai 70 centimetri al garrese, ha un peso variabile dagli 80 ai 225 chilogrammi. I maschi sono provvisti di corna appariscenti, aneliate e curvate all'indietro fin dall'inizio della loro crescita. La popolazione effettiva stimata della specie è di 300 esemplari, di cui 250 occupano l'area del Parco Nazionale di Simien. Gli uccelli più caratteristici del parco sono i rapaci carnivori, come l'avvoltoio della Nubia o occhialuto, l'avvoltoio barbuto, l'aquila di Verreaux , il gheppio e dal lanario (Falco bìarmìcus). II Simien ospita una discreta popolazione di gelada un parente del babbuino di savana. Dalla pianura si può ammirare l'insieme dell'Alto Simien, dominato dalle cime Geech, Ras Dashen, Lorie e Ambaras, tutte superiori ai 4000 metri. La vegetazione del parco si articola in tre fasce orizzontali ben definite. In quella inferiore l'agricoltura ha fatto scomparire la maggior parte dei podocarpi e dei cedri dell'Abissinia che si trovavano tra i 3000 e i 3300 metri, ora presenti solo in qualche sporgenza inaccessibile delle pareti. Sopra a questa fascia, e fino a 4000 metri di altitudine, anticamente si trovavano macchie di erica e di salvia, adesso costretti in ristrette zone isolate. L'ultimo livello è costituito da praterie subalpine, interrotte da affioramenti rocciosi e da macchie isolate di erica gigante, che arriva fino a 5-7 metri di altezza.
Più di ogni altro parco, il parco nazionale dei Monti Bale è noto per la fauna selvatica. oltre 60 specie di mammiferi e 260 specie di uccelli sono state registrate, tra cui decine di specie endemiche.
Secondo una leggenda molto cara agli abitanti di Axum, la città sarebbe stata fondata dal patriarca biblico Abramo. Fra le rovine delle residenze reali colpiscono soprattutto le gigantesche steli. Le rovine della città omonima, che dimostrano lo splendore dell'antica città commerciale e culturale, sono dominate da circa 130 gigantesche steli in trachite simili a obelischi. Il più grande dei monoliti intatti è alto quasi 23 m, mentre all'epoca del suo ritrovamento il più alto in assoluto (33 m) era già crollato, rompendosi in più parti. Tra gli edifici principali di Axum figura la cattedrale di Santa Maria di Sion (distrutta per due volte e ricostruita nel 1665), che in passato era il luogo in cui avvenivano le incoronazioni. Secondo una leggenda, qui sarebbe custodita la sacra arca dell'alleanza salvata dal tempio di Gerusalemme. Il tesoro della chiesa comprende inoltre numerose corone regali. Nella parte meridionale della città sorgono le rovine di tre grandi castelli: Enda-Semon, Enda-Mikael e Taakha Maryam, il più grande dei quali misura 120 metri di lunghezza per 86 di larghezza. Anticamente si diceva che questi palazzi fossero appartenuti alla regina di Saba, colei che con il re Salomone generò e fondò la dinastia dei Salomonidi. L'immenso tesoro conservato fino ai giorni nostri non è che una minima parte di quello ancora nascosto nel sottosuolo.
La città fortificata di Fasil Ghebbi e i dintorni della confinante città di Gondar ospitano impressionanti opere che mostrano influenze europee e asiatiche. Questa città-fortezza edificata nella regione di Gondar durante il regno dell'imperatore Fasilidas (XVII secolo) si trova ai piedi del massiccio del Simien, sulla sponda settentrionale del lago Tana. All'interno delle sue mura lunghe 900 metri con 12 porte e due ponti, Fasil Ghebbi racchiude numerosi edifici pubblici e privati: palazzi, chiese e monasteri il cui stile risentì, almeno inizialmente, di influssi indiani e arabi, ma che in seguito fu drasticamente rimaneggiato con linguaggio barocco (uno stile introdotto dai missionari portoghesi). II primo palazzo di Fasil Ghebbi fu quello di Susenyos, innalzato nella penisola di Gorgora, che già annuncia la pienezza dello stile Gondar. Anche i missionari portoghesi costruirono altre abitazioni a nord e a sud del lago, oltre a un santuario isolato, a poca distanza dalla città. Il palazzo-castello del re Fasilidas, arricchito dai suoi successori per più di un secolo, rappresenta il vertice artistico raggiunto nello stile Gondar. Durante il suo regno si costruì anche la cappella dedicata a Sant'Antonio, che conteneva bellissimi affreschi. Ivasu fece costruire un magnifico palazzo il più alto di Gondar e l'abbazia di Debre Berhan Selassié, celebre per la chiesa di forma circolare, per i dipinti e per le due campane di bronzo portate dal negus Teodoro II nel XIX secolo. I palazzi costruiti da due negus (David e Bakafa) sono meno delicati nelle linee di quelli di Fasilidàs; appaiono più massicci e adatti a svolgere funzioni difensive, tuttavia introducono, per questi luoghi, importanti innovazioni architettoniche, come gli architravi e le cornici. L'imperatrice reggente Mentaub (1730-1755) che salì al potere succedendo al marito Bakafa, fece erigere un grande palazzo che ricorda il Rinascimento europeo; il suo oratorio è una delle maggiori espressioni dello stile Gondar. Anche in altri insediamenti vicini a Fasil Ghebbi sorsero numerosi edifici in stile Gondar: tra tutti risalta per importanza la chiesa rotonda di Cusquam. Di uso più particolare furono i bagni di Fasilidas: un'ampia area di ricreazione chiusa da una cinta di mura rettangolare con un palazzo a vari piani.
Lalibela, nella regione del Tigre, con le sue chiese scavate nella viva roccia è, dopo Axum, il secondo centro religioso più importante del Paese. La leggenda vuole che il primo monastero della zona sia stato fondato, tra il XII e il XIII secolo, dal re Lalibela che fece costruire un complesso di undici chiese rupestri scavate nella roccia basaltica del Monte Abuna Josef. Di alcune emerge solo la facciata, mentre altre, completamente liberate dalla massa rocciosa, formano dei parallelepipedi monolitici. Nella roccia sono scolpite le porte, le finestre, i tetti e gli elementi decorativi come colonne e bassorilievi. Vari canali di drenaggio, una lunga rete di trincee difensive e una serie di corridoi per le processioni rituali completano l'ampia opera monumentale. Le undici chiese rupestri di Lalibela formano un unico complesso costituito da due gruppi principali, di cinque chiese ciascuno, e da una chiesa isolata, e rappresentano, con il villaggio che le circonda, una testimonianza di eccezionale valore storico-artistico.