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Circa 150 anni fa, la parola filatelia non esisteva ancora. La sua data di nascita risale infatti al 1864.
L'inventore, diciamo così, di questa parola fu un certo Herpin di Parigi. Egli la formò unendo insieme questi due vocaboli greci: « philos » = amico e « atéleia » = affrancatura. E poiché per affrancatura si intende il porre il francobollo su una lettera, la parola creata dal signor Herpin significa amico dei francobolli. Chi è mai l'amico dei francobolli? Semplicissimo: chi ha la passione di raccoglierli per farne una collezione. A questo punto, nascono spontanee queste due domande: Quando cominciarono ad essere usati i francobolli? E quando si ebbero i primi collezionisti?.
Per rispondere a ciò, è necessario fare, almeno in breve, la storia del servizio postale.
Durante tutto il Medioevo, la posta continuò ad essere ad esclusivo servizio dei capi di Stato.
Nell' XI secolo, si ebbe una novità: venne istituito un regolare servizio postale per mezzo di colombi viaggiatori. Il primo servizio postale a disposizione del pubblico ebbe inizio nel 1516 per opera del principe italiano Francesco Tasso. Egli, che visse alla corte dell'imperatore di Germania Massimiliano I, istituì il nuovo servizio tra Vienna (Austria) e Bruxelles (Belgio). Due secoli dopo, i membri della famiglia Tasso gestivano le poste di quasi tutta l'Europa. Nel frattempo, ai corrieri erano stati sostituiti i postiglioni (cosiddetti perché guidavano i cavalli della vettura postale). Il percorso che essi compivano da una stazione all'altra (ove avveniva il cambio dei cavalli) veniva chiamato posta. A questo punto, possiamo farci questa domanda: Quali erano le' norme che stabilivano allora il prezzo delle tariffe postali?. Per prima cosa, diremo che, a differenza di quanto avviene ai nostri giorni, tali tariffe erano a carico del destinatario, ossia della persona alla quale era indirizzata la corrispondenza. Le tariffe postali variavano non solo da nazione a nazione, ma anche da regione a regione di un medesimo Stato. Per di più, esse erano assai gravose e così soltanto i benestanti potevano usufruire senza limitazione del servizio postale.
Nel 1608, la Compagnia dei Corrieri della Repubblica di Venezia fece stampare degli speciali fogli per la corrispondenza. Essi recavano impresso il leone di S. Marco. La Repubblica di Venezia obbligò gli scriventi a servirsi di tali fogli. Due secoli dopo, anche negli Stati Sardi veniva presa una simile iniziativa. Nel 1818, il re di Sardegna Vittorio Emanuele I fece stampare carte postali bollate. I bolli impressi sulle carte postali erano di vario valore: questo dipendeva dalla distanza della destinazione. Poiché rappresentavano un cavallo al galoppo con in groppa un puttino che suonava la tromba, quei bolli vennero chiamati cavallini sardi.
La novità dell'iniziativa dei Corrieri Veneti e di quella del re di Sardegna consisteva in questo: le tariffe postali non erano più a carico del destinatario, ma venivano pagate dal mittente, ossia da chi spediva la lettera.
Nel gennaio del 1837 veniva pubblicato a Londra un opuscolo con questo titolo « Post office reform: its importance and practicability » (Riforma del servizio postale: sua importanza e praticità). L'autore ne era il ministro inglese Sir Rowland Hill. Nel suo scritto egli proponeva le seguenti riforme:
1) far pagare la tariffa postale al mittente (a quell'epoca, in Inghilterra, era ancora a carico del destinatario);
2) stabilire un'unica tariffa che valesse per qualsiasi distanza (allora la tariffa variava a seconda del chilometraggio);
3) ridurre al minimo la tariffa, in modo che tutti potessero usufruire della posta. Inoltre Sir Rowland Hill suggeriva un mezzo del tutto nuovo per il pagamento della tariffa postale. Proponeva cioè che il mittente potesse pagare la tassa di spedizione acquistando un piccolo cartellino figurato da applicare sulla busta. Le riforme di Sir Rowland Hill suscitarono molto chiasso: alcuni appoggiarono le proposte del ministro, altri invece le ritennero addirittura insensate. Un giornale londinese scrisse che il cartellino figurato, proposto da Sir Rowland Hill, non era altro che un aggeggio per insudiciare le lettere. Ma il Parlamento inglese al quale fu dato l'incarico di esaminare le proposte del ministro, le ritenne ottime e le approvò. Fu quindi stabilito di far stampare i cartellini figurati, ai quali venne dato il nome di francobolli.
La data di nascita del francobollo è il 6 maggio del 1840. È da quel giorno infatti che furono messi in vendita in Inghilterra i francobolli proposti da Sir Rowland Hill. Essi recavano l'effìge della regina Vittoria, che era la sovrana di allora. Ne furono stampati due esemplari: uno nero del valore di un penny (6 centesimi di allora) e un altro azzurro da due pence (12 centesimi). Poiché all'esecuzione di questi due esemplari collaborarono alcuni dei più celebri artisti inglesi dell'epoca, ne risultarono francobolli di grande valore artistico.
Per avere un'idea del grande successo ottenuto dalle riforme di Sir Rovyland Hill, basta dare un'occhiata al seguente specchietto:
1839: 50 milioni;
1840: 170 milioni;
1841: 230 milioni
Il nuovo'sistema di affrancatura della corrispondenza si diffuse ben presto in tutto il mondo.
I primi Stati che adottarono il francobollo furono la Svizzera (Cantoni di Ginevra e di Zurigo) e il Brasile (anno 1843).
In Italia, l'uso dei francobolli venne introdotto nel 1850. Poiché allora la nostra Patria era divisa in tanti Stati, ciascuno di questi ebbe il suo francobollo.I primi francobolli emessi da alcuni Stati italiani di quell'epoca.
Ora che sappiamo giorno, mese e anno di nascita del primo francobollo, ci piacerà sapere quando nacque la filatelia. Ebbene, possiamo dire che hanno press'a poco la stessa età.
La prova è questa: all'inizio del 1841 (a pochi mesi quindi dall'emissione dei primi francobolli) un giornale inglese pubblicò una inserzione con la quale si richiedevano francobolli usati. Era il segno evidente che qualcuno era stato preso dalla passione di collezionare francobolli. Non è possibile stabilire con esattezza quanti e quali siano stati i primi collezionisti di francobolli, ma è certo che la passione filatelica si diffuse in modo rapidissimo. Nel 1898, il numero dei collezionisti di francobolli nei più importanti Stati europei era già molto elevato. Ve ne erano 150 000 in Inghilterra, 125 000 in Germania, 70 000 in Italia e 60 000 in Francia.
Attualmente, si calcola che, nella sola Europa, il numero di filatelici ammonti a parecchi milioni.
Non sono pochi ancora coloro che considerano la collezione dei francobolli come un'inutile perditempo. Evidentemente costoro non sanno quante cose istruttive possono offrire i francobolli. Prima di tutto bisogna dire che ogni francobollo è una vera e propria opera d'arte.
Infatti, come lo fu per i primi esemplari, alla esecuzione di un francobollo partecipano sempre i migliori artisti (pittori, incisori) dell'epoca. Ma non è tutto qui il valore dei francobolli.
Il contenuto delle loro vignette è una vera miniera di nozioni istruttive. Oltre l'effige di principi e di sovrani, i francobolli rappresentano gli aspetti più interessanti della storia e della civiltà di un paese.
Ritratti di uomini illustri (condottieri, scienziati, artisti ecc), episodi storici, usanze popolari, vegetali e animali caratteristici, avvenimenti sportivi: ecco quante cose ci mostrano i francobolli di ogni paese.
Da quanto abbiamo detto, risulta chiaro che la collezione dei francobolli, oltre ad essere divertente, è anche molto istruttiva. Un'ordinata raccolta di francobolli può costituire insomma una preziosa documentazione della storia, della geografia, della vita politica, dello sviluppo economico e commerciale di vari Stati.
Ora che sappiamo la storia del francobollo, cerchiamo di conoscere più da vicino questo caratteristico cartellino adesivo. Per prima cosa diremo che l'emissione dei francobolli è riservata esclusivamente allo Stato. La loro vendita è affidata direttamente agli Uffici postali. Allo Stato spetta anche di stabilire quali caratteristiche tecniche debbano avere i francobolli da emettere. È chiaro quindi che nessun privato può arrogarsi il diritto di stampare e mettere in circolazione francobolli.
Ed ora vediamo quali sono le parti che costituiscono il francobollo.
1) La carta - Non vi è un tipo fìsso di carta. È stata infatti usata indifferentemente carta pesante, quasi dello spessore di un cartoncino, e carta tanto sottile da avvicinarsi a quella velina.
2) La stampa - Dall'emissione del primo francobollo ad oggi, si è passati attraverso vari sistemi di stampa. Gli attuali processi di stampa, sono i seguenti: tipografico, litografico e rotocalcografico introdotto di recente il sistema flexografico.
3) La filigrana - È quella parte del francobollo che c'è e non si vede. Non si creda che ciò sia dovuto a un'opera di magìa,- è semplicemente il risultato di un ingegnoso sistema di fabbricazione.
La filigrana è quell'impronta che appare sulla carta del francobollo, solo quando questo viene osservato contro luce. Questo espediente ha lo scopo di rendere difficile la falsificazione dei francobolli.
4) La dentellatura - Vi sono francobolli a margini continui e a margini dentellati.
I francobolli delle prime emissioni sono tutti privi di dentellatura. Come mai ad un certo momento i francobolli cominciarono ad avere i margini dentellati? Ecco, in breve, come andarono le cose. Fin dalle prime emissioni, i francobolli vennero stampati su fogli che contenevano parecchi esemplari dello stesso valore. Nacque dunque subito il problema di trovare il modo più adatto per separare un francobollo dall'altro. v
Era naturale che si pensasse alle forbici. Ma si può facilmente immaginare con quale , irregolarità essi venissero separati l'uno dall'altro, nei momenti di fretta. Qualcuno suggerì allora l'idea di servirsi della... macchina per cucire. Indubbiamente non fu una trovata molto felice, perché i benpensanti preferirono spazientirsi con le forbici.
L'idea veramente luminosa l'ebbe nel 1849 l'irlandese Enrico Archer. Egli ideò una macchina perforatrice, che bucava la carta asportandone una parte. Era ciò che ci voleva: i francobolli, separati tra loro dai piccoli forellini che praticava la macchina, potevano essere distaccati facilmente e in modo regolare dal foglio in cui erano stampati. Naturalmente, i francobolli staccati dal foglio presentavano i margini dentellati.
A partire dal 1856, un anno dopo l'emissione in Inghilterra dei primi francobolli muniti di dentellatura, i maggiori Stati europei adottarono la macchina di Enrico Archer. Attualmente, si usano modernissime macchine perforatrici che praticano nella carta vari tipi di incisioni. Ne risultano così vari tipi di dentellatura.
5) La gommatura - Scopo della gommatura è quello di far sì che il francobollo possa essere applicato alla corrispondenza. I francobolli vengono perciò spalmati nel verso di sostanze adesive.
Nei primi anni di emissione dei francobolli, le sostanze adesive venivano applicate a mano, e quindi non sempre in modo uniforme: ora tale lavoro è compiuto rapidamente e in modo perfetto da macchine speciali.
Le forme e le dimensioni dei francobolli sono sempre state piuttosto varie.
Con l'introduzione dei francobolli commemorativi, la forma e le dimensioni sono andate sempre più variando. Sono stati emessi francobolli a forma di rettangolo, di rombo, di triangolo, di quadrato e anche a forma di circolo. Molto varie sono anche le dimensioni. Il primo francobollo commemorativo è stato emesso nel 1896 dalla
Grecia, in occasione della prima Olimpiade Moderna. La prima serie commemorativa italiana è stata emessa nel 1910 per ricordare il cinquantenario dell'annessione delle Due Sicilie alla Monarchia Sabauda.
Quando un francobollo subisce una nuova stampa si dice che quel francobollo è sovrastampato. Le sovrastampe possono avvenire per varie cause. Le più comuni sono queste: variazioni delle tariffe postali, occupazione militare di un territorio, mutamento della forma di governo. Ebbene, in attesa di una nuova emissione di francobolli, vengono utilizzati quelli in corso, stampando su di essi le variazioni necessarie (la nuova tariffa postale, un segno che cancelli l'effige dell'uomo di Stato decaduto ecc).
Non ci sono dubbi, il sogno di ogni filatelico è quello di riuscire a possedere tutti gli esemplari dei francobolli emessi dal 1840 in poi. Purtroppo, rimarrà sempre un sogno. Se si pensa che dal 1840 al 1950 sono stati emessi nel mondo oltre 100 000 esemplari differenti e che ogni anno ne vengono emessi più di 2 000, è facile capire che per un collezionista è impossibile una tale impresa. E allora, che vale collezionare francobolli?
Ebbene, diremo che a un appassionato filatelico si presenta la possibilità di fare vari tipi di collezioni. Si possono cioè fare collezioni riguardanti uno o più paesi (ad esempio l'Italia), un dato tipo di francobollo (aereo, coloniale, di guerra), oppure un determinato soggetto (animali, fiori, sport, arte, uomini illustri ecc). È facile capire come ciascuna di queste collezioni presenti un suo particolare interesse e sia inoltre molto istruttiva.
Per fare una collezione di francobolli che sia ben ordinata e che abbia valore, è necessario seguire certe regole e procurarsi gli strumenti necessari. Per prima cosa, non si può fare a meno di un catalogo. Esso è la guida indispensabile del filatelico, poiché contiene tutto ciò che si deve sapere su un francobollo (data e ragione dell'emissione, caratteristiche degli esemplari, valore dei francobolli nuovi e usati ecc). Inoltre i francobolli per collezione devono essere perfetti. Nei francobolli non dentellati, i margini bianchi ai quattro lati devono essere completi. Nei francobolli con dentellatura non vi deve essere nessun dentino mancante. Inoltre, i francobolli non devono avere macchie, spellature, fori né davanti né sul retro. Se il francobollo ha anche uno solo di questi difetti vale molto meno o nulla' Per esaminare attentamente un francobollo è necessaria una lente di ingrandimento. Ad occhio nudo ci possono sfuggire imperfezioni.
I mezzi per procurarsi i francobolli usati sono vari. Si possono, per esempio, acquistare da ditte fìlateliche, oppure ottenere dai collezionisti che si vogliono disfare dei doppioni.
Spesso, possono capitare francobolli che si trovano ancora attaccati alla busta. Si presenta allora il problema di riuscire a staccarli, da questa senza danneggiarli. L'operazione è abbastanza semplice: si ritaglia la parte della busta su cui si è attaccato il francobollo e la si immerge in una bacinella contenente dell'acqua fresca. A un certo momento, la carta della busta si staccherà da sé dal francobollo. Per asciugare i francobolli che hanno subito questo bagno, basta porli tra due fogli di carta assorbente, senza pesi sopra.
Il valore di un francobollo da collezione non dipende affatto dalla sua bellezza. Come per ogni altro genere di collezione, i pezzi più preziosi sono quelli più rari, ossia difficili a trovarsi. Di solito, i più rari sono i pezzi più antichi.
Per varie ragioni, molti esemplari di essi andarono perduti e così quei pochi rimasti hanno oggi un grandissimo valore.Per esempio, dei francobolli emessi nel 1847 dall'Isola di Maurizio (allora possedimento africano della Gran Bretagna) esistono attualmente pochissimi esemplari e ciascuno di essi ha un valore molto alto. Il più raro francobollo italiano è quello da tre lire emesso dal Governo Provvisorio di Toscana (anno 1860).