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Numismatica

La numismatica (dal greco « nómisma » moneta corrente) è la scienza che studia, riconosce e cataloga le monete antiche, meglio, le monete fuori corso. La semplice raccolta di monete antiche fu un hobby praticato già da alcuni imperatori romani, quali Traiano, Adriano ed altri. Lo stesso Augusto raccoglieva monete antiche, che poi dava via via in dono e in premio ai migliori funzionari e ad amici; nell'epoca augustea era anzi nata la moda di incastonare monete antiche in collane e in altri gioielli. È una moda che, come sappiamo, si pratica tutt'oggi. I magici tondelli di metallo, nuovi o vecchi, suscitano sempre interesse e ammirazione. La numismatica ha comunque uno scopo scientiflco-storico; essa, cioè, interpreta la moneta, definendone: 1) gli elementi tecnici, cioè il modo in cui è stata coniata, il metallo di cui è fatta, il peso, la patina, ecc.; 2) gli elementi storici, cioè il luogo d'origine e l'epoca in cui correva, cioè era in corso, 3) gli aspetti artistici, in quanto le monete sono spesso vere opere d'arte. Talora le monete greche della Sicilia portavano i nomi dei loro autori, come Cimone ed Eveneto. Questa scienza, che si può definire ancora giovane, chiarisce e scopre rapporti economici e politici di popoli e di Stati; da il mezzo di conoscere meglio la storia e, talvolta, di correggere interpretazioni errate di alcuni avvenimenti, ricostruiti su scarsi documenti o su testimonianze poco sicure. Ecco una prova. Nella seconda metà del secolo scorso, alcuni scavi condotti in Cocincina misero in luce moltissime monete romane, fra cui alcuni sesterzi dell'imperatore Massimino (235-238); denarii romani vennero pure trovati scavando in molti territori dell'India meridionale. Tutto ciò dimostra l'esistenza di un commercio diretto fra Roma e l'Oriente che si credeva fosse effettuato tramite i commercianti alessandrini. Mercanti e case commerciali romane comperavano direttamente le preziose sete e le stupende porcellane orientali, che andavano ad abbellire le case patrizie della capitale. L'espansione commerciale romana verso l'Oriente decadde dopo Marco Aurelio, infatti il numero delle monete coniate sotto i successori di quell'imperatore appare sempre più raro nelle terre orientali. Lo studio delle monete antiche ebbe un primo sviluppo nel Rinascimento; tra i primi numismatici si possono citare Petrarca e Poliziano, i quali nei loro studi storici descrivono alcune monete e ad esse si riferiscono nello svolgere e dimostrare i vari argomenti trattati.


LE PRIME MONETE Anzitutto precisiamo che in numismatica la parola moneta indica un tondello di metallo, fuso o coniato, emesso da una autorità (Stato, città autonoma ecc). Tanto per intenderci, non si considerano monete le barre fuse, di metallo pregiato, usate in epoche molto antiche; esse erano una specie di mercé da barattare. Una pecora, ad esempio, veniva moneta cineseacquistata, pagata quindi, con un certo quantitativo di metallo. Dove e quando nacquero le prime monete? Sembra assodato che esse siano comparse nel VII secolo avanti Cristo presso i Lidi, popolo di stirpe greca, abitante sulle coste dell'attuale Turchia. Le loro monete, di forma pressoché ovale, avevano un grosso spessore e recavano vaghe figure di animali su un solo lato. Il metallo usato era l'elettro, cioè una lega di oro e argento. Quasi contemporaneamente venivano coniate altre monete, in argento, nell'isola di Egina, a sud di Atene. Da quelle contrade la creazione della moneta si sparse per tutto il mondo.

DALL'ASSE ALLA LIRA Dal VI secolo in poi, presso tutte le stirpi greche vennero coniate monete caratterizzate da un forte rilievo nelle figure rappresentate. Più che monete esse sembrano medaglie, e alcune di esse mostrano un'arte veramente raffinata. Sul dritto sono rappresentate le divinità, sul rovescio immagini varie: architetture, animali, fiori, strumenti di lavoro o di culto. La moneta base del mondo greco era la dracma, nome che valeva anche come indicazione di peso. Vi erano numerosi multipli della dracma (il massimo era il talento, che valeva seimila dracme) e altrettanti sottomultipli (il più piccolo era l'obolo, pari a un sesto di dracma). Nella monetazione romana, al tempo dell'Impero, sul rovescio venivano rappresentati fatti veri o leggendari riguardanti le famiglie che giungevano al potere. La prima moneta circolare romana fu l'Aes grave o Asse primitivo, messo in circolazione a data incerta, forse agli inizi del III secolo; l'Asse era fuso in forma circolare e pesava 340 gr. circa. L'Asse di bronzo fu dunque la prima moneta romana. Essa ben presto scomparve, per riapparire sotto Carlo Magno col nome di Lira argentea. Nei secoli successivi venne coniata con sempre minor peso. Dopo l'asse vennero coniate a Roma molte altre monete. La monetazione romana fu però più regolare di quella greca. L'unità più bassa di conto era il Sestertius, dapprima d'argento e poi di bronzo. Vi erano inoltre il Denarius d'argento, la moneta tipica dei Romani, che valeva due sesterzi e mezzo ed il 'Nummus aureus, cioè il denaro aureo, chiamato poi Solidus aureus. Dopo la caduta dell'Impero Romano, le monete vennero coniate con sempre maggiore scarsità di gusto artistico. Nel Medioevo le figurazioni più frequenti erano croci poste nel centro delle iscrizioni. La monetazione riacquistò maggiore interesse artistico e maggiore espansione dopo le crociate. Nel 1252 a Firenze venne coniato il famoso Fiorino e poco dopo, nel 1284, a Venezia apparve lo Zecchino o Ducato Veneto. Nell'antichità, nel Medioevo e nei primi tre secoli dell'età moderna, ogni Stato, città, isola o monastero coniava proprie monete. Questa libertà venne annullata dalla Convenzione francese nel 1795; venne inoltre stabilito che la monetazione dovesse seguire il nuovo e più pratico sistema di misura (sistema metrico decimale). In Italia l'adozione della moneta decimale avvenne nel 1860 con la coniazione della Lira da 100 centesimi, che sostituiva le precedenti innumerevoli monete dai nomi, più strani: tornesi, scudi, grossi, svanziche, zecchini, testoni, baiocchi ecc.

LE MONETE FIDUCIARIE Oggigiorno ogni Stato zecca, cioè fabbrica, la maggior parte delle monete con i materiali più economici: rame-alluminio, nichel-cromo, alluminio-magnesio e carta. dracmaSopra i vari tondelli metallici o sui biglietti bancari viene impresso il valore che ogni moneta rappresenta. È chiaro, ad esempio, che una moneta da un euro, considerata come semplice dischetto di metallo, non vale realmente un euro; ma chi mette in corso moneta si rende garante del valore che essa rappresenta e chiede al cittadino la sua fiducia. L'universalità di tale uso ha reso perfettamente legale questo sistema di coniatura. Nei tempi passati il sistema comune era quello di coniare monete che valessero tanto quanto pesavano. Ma accadde che alcuni re o principi, trovandosi a corto di materiale da conio, pagarono i propri debiti con monete fatte di materie di poco o nessun valore: una vera truffa. Uno degli esempi più antichi si trova in Cina dove, un bel giorno, i figli del Celeste Impero videro circolare monete di porcellana; dapprima furono di forma rettangolare, poi quadrata, infine circolare, con un foro quadrato in mezzo; in questo modo potevano essere infilate in bastoncini o in corde a guisa di collane. A Roma alcuni imperatori erano ricorsi talvolta al conio di monete cosiddette suberate o foderate. Esse consistevano in un dischetto di metallo vile (ad esempio rame) sulla cui superfìcie, mediante il fuoco, veniva steso un involucro, cioè una specie di fodera di metallo nobile (ad esempio argento). Questo sistema creò molti fastidi alle autorità, perché venne presto imparato e messo in uso da privati cittadini!

LE PARTI DELLA MONETA In ogni moneta, di qualunque epoca e di qualunque natura, c'è un dritto o recto e un rovescio o verso. Sul dritto c'è generalmente la testa di una divinità o di un regnante; sul rovescio sono rappresentati simboli vari e, generalmente, la data di emissione e il valore. Le prime monete greche presentano nel rovescio un incuso, cioè un incavo; quasi tutte le monete etrusche hanno il piano del rovescio liscio.

LA NASCITA DELLE MONETE Gli antichi, prima di imparare a coniare le monete, le producevano versando il metallo fuso (bronzo) in forme dove vi erano stati incisi dei tipi. La fusione venne sostituiata dalla coniazione quando aumentò il numero delle monete da fabbricare e quando si iniziò ad usare metalli più preziosi. In pratica la coniazione sfruttava lo stesso procedimento usato nella fusione. Invece di uno stampo incavato in cui si versava, il metallo liquido, venne usato uno stampo di metallo, che, compresso contro un altro metallo e battuto con il martello, vi lasciava l'impronta. Gli antichi dunque procedevano in questo modo. Scolpivano, meglio, incavavano, su due pezzi piatti di bronzo, la figura o le figure che costituivano i cosiddetti tipi, rispettivamente del dritto e del rovescio; in un secondo tempo mettevano un tondello fra i due masselli di bronzo (chiamati conii) e... giù un colpo di mazza. Notiamo alcune conseguenze di questo modo di procedere. Il battimazza non poteva regolare il colpo, che risultava più o meno violento; ne derivava che i singoli tondelli venivano schiacciati più o meno e le monete ottenute avevano larghezze diverse. A questo inconveniente, del resto di scarsa importanza, si pose rimedio con l'uso della virola, che risale alla fine del XVIII secolo. Essa consisteva in un anello di acciaio che circondava il tondello e impediva che questo, durante la pressione ricevuta dai conii, superasse un determinato diametro. In secondo luogo, dopo pochi colpi i conii si rovinavano e dovevano essere sostituiti da altri, incisi magari dallo stesso artista, ma, naturalmente, in modo non perfettamente identico. Ecco perché è diffìcile trovare monete antiche dello stesso tipo che siano proprio uguali. I conii usati nell'antichità erano di bronzo, e solo dopo Carlo Magno il bronzo venne sostituito dal ferro. Sino a circa 300 anni fa l'artista incideva il conio direttamente, copiando dal disegno. Oggi, invece, si crea il punzone, un massello d'acciaio che porta la figura in rilievo e che serve ad imprimere in incavo infiniti conii tutti uguali. Naturalmente nella coniazione moderna non c'è bisogno del battimazza; macchine coniano in brevissimo tempo valanghe di luccicanti dischetti.