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L’Oceania, pur essendo lontana dai centri economici globali, vanta economie diversificate e contrasti marcati tra i Paesi sviluppati, come Australia e Nuova Zelanda, e le piccole isole del Pacifico. Con forti legami economici e commerciali, l’Australia e la Nuova Zelanda dominano l’economia della regione, mentre le altre isole dipendono fortemente da risorse naturali limitate e turismo.
Australia e Nuova Zelanda rappresentano i principali motori economici dell’Oceania, con economie solide e diversificate che si distinguono dalle altre isole del Pacifico. Entrambi i Paesi sono fortemente urbanizzati e industrializzati e offrono un livello di benessere paragonabile a quello delle economie occidentali avanzate. Insieme, ospitano circa il 75% della popolazione dell’intera regione.
L’Australia è tra i maggiori produttori mondiali di materie prime e combustibili. Le sue risorse minerarie includono ferro, carbone e uranio, essenziali per il commercio internazionale. La vastità del territorio australiano offre enormi spazi agricoli, rendendo il Paese uno dei principali esportatori di prodotti agricoli come grano, lana e carne bovina. L’Australia è anche autosufficiente sul fronte energetico, con un settore industriale diversificato e una popolazione benestante.
La Nuova Zelanda ha un’economia che si basa su turismo, agricoltura e commercio con l’Australia, che rappresenta il 20% del suo commercio estero. Pur essendo più piccola in termini di popolazione e risorse rispetto all’Australia, la Nuova Zelanda ha sviluppato una fiorente industria turistica e ha firmato accordi di libero scambio con l’Australia, migliorando l’integrazione economica tra i due Paesi.
Il turismo rappresenta una parte importante dell’economia sia per l’Australia e la Nuova Zelanda, che per le isole del Pacifico. Mentre i flussi turistici tra Australia e Nuova Zelanda riflettono i loro stretti legami economici e culturali, molte isole del Pacifico attraggono visitatori da Nord America, Giappone e altre isole pacifiche, con differenze regionali nei flussi turistici.
In particolare, la Micronesia ha già più turisti della Melanesia e della Polinesia messe insieme, grazie alla bellezza delle sue piccole isole coralline.
Le isole del Pacifico hanno economie meno sviluppate rispetto a Australia e Nuova Zelanda e si basano principalmente su risorse naturali e turismo. Le principali risorse minerarie includono il nichel della Nuova Caledonia, i fosfati di Nauru e l’oro e il rame della Papua Nuova Guinea. Tuttavia, molte di queste risorse sono limitate e soggette alla volatilità del mercato globale.
L’agricoltura e la pesca sono attività fondamentali per le economie insulari. Tuttavia, a causa delle dimensioni ridotte e della scarsità di risorse di molte isole, l’agricoltura è spesso di tipo precario e orientata alla sussistenza. Il turismo ha acquisito un ruolo crescente, con diverse isole che promuovono la bellezza naturale, le barriere coralline e le spiagge per attrarre visitatori stranieri.
Nel contesto attuale, le economie minori dell’Oceania sono sempre più vulnerabili agli effetti delle multinazionali, che detengono un forte potere decisionale in settori come le risorse minerarie e gli investimenti. L’Australia e la Nuova Zelanda, pur avendo economie più robuste, hanno subito un impatto dalla liberalizzazione dei mercati finanziari, con un aumento della deregolamentazione e una minore protezione per i prodotti manifatturieri locali.
L’Australia e la Nuova Zelanda mantengono legami economici con l’Occidente, ma negli ultimi anni hanno intensificato i rapporti commerciali con i Paesi dell’Asia, in particolare con le potenze dell’Estremo Oriente. Entrambi i Paesi sono membri dell’APEC (Cooperazione Economica Asia-Pacifico) e dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), rafforzando così la loro integrazione nel commercio internazionale.